L’indagine sulla gestione urbanistica a Milano ha assunto contorni sempre più complessi, con un’imponente ondata di interrogatori che coinvolge figure chiave dell’amministrazione comunale e del settore immobiliare.
Al centro dell’attenzione, l’ex assessore alla Rigenerazione Urbana, Giancarlo Tancredi, che si è sottoposto a un interrogatorio preventivo di circa novanta minuti di fronte al giudice per le indagini preliminari Mattia Fiorentini.
Questo interrogatorio costituisce una fase cruciale che determinerà se il magistrato accoglierà o meno la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla Procura.
La posizione di Tancredi, già dimessosi dalla carica di assessore lunedì scorso, rimane quella di dirigente comunale, una particolarità che rende la vicenda giuridicamente intricata.
Durante l’interrogatorio, l’ex assessore ha fornito risposte alle domande dei magistrati, mentre i pubblici ministeri, Tiziana Siciliano in primis, hanno ribadito con fermezza la necessità di una misura cautelare più restrittiva.
Emergere inequivocabilmente dalla dinamica investigativa è l’intento della Procura di fare luce su potenziali irregolarità e dinamiche opache che avrebbero potuto condizionare processi decisionali fondamentali per lo sviluppo urbanistico della città.
L’inchiesta, infatti, non si limita a focalizzarsi sulla figura di Tancredi, ma mira a ricostruire un quadro più ampio, individuando possibili collegamenti e responsabilità condivise.
Al termine dell’interrogatorio, Tancredi ha declinato ogni commento, limitandosi a una stringata dichiarazione ai giornalisti.
La Procura, a sua volta, si è riservata, indicando che la valutazione circa la necessità di mantenere la misura cautelare, anche alla luce delle dimissioni da assessore e della potenziale sospensione dalla carica di dirigente, spetta unicamente al giudice Fiorentini.
La difesa di Tancredi ha depositato una memoria difensiva, che cercherà di smontare le accuse e di presentare una versione dei fatti alternativa.
L’indagine si allarga ulteriormente con l’interrogatorio dell’imprenditore Federico Pella, mentre si attende l’audizione del presidente di Coima, Manfredi Catella.
La complessità dell’inchiesta risiede nella sua capacità di intrecciare aspetti amministrativi, economici e politici, mettendo in discussione la trasparenza e la correttezza delle procedure decisionali in un settore cruciale per lo sviluppo della città.
La vicenda solleva interrogativi fondamentali sul ruolo della pubblica amministrazione, sulla necessità di controlli più stringenti e sulla responsabilità individuale di chi detiene il potere di influenzare lo sviluppo urbanistico di un centro metropolitano come Milano.
L’esito dell’indagine e le decisioni del giudice Fiorentini avranno un impatto significativo non solo sulle persone coinvolte, ma anche sulla reputazione dell’amministrazione comunale e sulla fiducia dei cittadini.