lunedì 25 Agosto 2025
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Leonavallo a rischio: arte, NO e appello alla creatività.

La breve, lapidaria risposta di Nada, un semplice “NO”, si contrappone alla vibrante difesa di tvboy, street artist di fama internazionale, di fronte alla prevista chiusura del Leoncavallo.

L’appuntamento musicale, rinviato, diviene così il pretesto per un’esplosione di sentimenti e un appello appassionato alla salvaguardia di un luogo simbolo per la creatività urbana.

tvboy, attraverso un post sulla sua pagina Instagram, non si limita a esprimere dissenso, ma traccia un ritratto evocativo del Leoncavallo, ben al di là della sua definizione comune di centro sociale.
Era, soprattutto, un alveare di sperimentazione artistica, un terreno fertile per la libera espressione e un punto di convergenza per chi rifiuta l’idea che arte e cultura debbano essere confinate a un’élite privilegiata.
Il suo post rievoca i nomi di artisti che hanno mosso i primi passi proprio tra quelle mura: Ivan, Pao, Bros, Sonda, Nais, testimoniando un ecosistema creativo vibrante e collaborativo.

La scomparsa di spazi simili in una Milano in rapida trasformazione rappresenta, a suo avviso, una perdita inestimabile.
In un contesto urbano spesso incline a stigmatizzare l’aggregazione giovanile e a privilegiare logiche di profitto, il Leoncavallo incarnava valori di condivisione, di autonomia e di resilienza, alimentando un’energia che sgorgava direttamente dal basso, lontano dalle dinamiche del mercato.
tvboy sottolinea con forza la necessità di preservare l’eredità artistica del Leoncavallo, sia all’interno che all’esterno delle sue strutture.

Queste opere non devono essere disperse o dimenticate, ma riconosciute come patrimonio collettivo, come un museo vivente che racconta una storia di creatività urbana e di impegno sociale.

L’importanza del Leoncavallo non è recente.

Già nel 2007, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, pur provenendo da un contesto culturale differente, ne aveva colto il valore intrinseco, definendolo con una metafora potente: “la Cappella Sistina della street art”.

Un’affermazione che ne attesta la capacità di trascendere le barriere ideologiche e di comunicare attraverso il linguaggio universale dell’arte.
Il Leoncavallo, per generazioni di artisti e giovani, è stato un faro, un punto di riferimento.
La sua chiusura rappresenterebbe una perdita irreparabile per Milano, un’occasione persa per coltivare la creatività, l’inclusione e la partecipazione attiva dei cittadini.

L’appello è chiaro: non si tratta solo di riaprire le porte del Leoncavallo, ma di salvaguardare un modello di spazio culturale che promuova l’arte come bene comune e la comunità come motore di cambiamento.

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