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Milano: Lavorare non basta, l’emergenza sociale cresce

Milano: il lavoro non garantisce più la sussistenza, un’emergenza sociale in crescitaUn quadro allarmante emerge dal rapporto “La povertà nella diocesi ambrosiana 2024”, elaborato dall’osservatorio diocesano povertà e risorse, che mette a nudo una realtà sempre più diffusa: a Milano, il possesso di un impiego non assicura più la copertura dei bisogni primari.

Questo fenomeno, che incide profondamente sulla tenuta sociale ed economica della città, si manifesta con un incremento significativo delle richieste di aiuto ai servizi di prossimità.

L’indagine, che ha esteso la propria analisi a 187 centri di ascolto su un totale di 407 operanti sul territorio, rivela un aumento dell’11% rispetto al 2023 nel numero di strutture monitorate.

Questo ampliamento del campione ha permesso di rilevare un aumento del 6,8% nelle richieste di assistenza (64.431 nel 2024 contro le 59.354 del 2023) e un conseguente incremento del 9,8% nel numero di persone supportate (18.934).
Un dato particolarmente emblematico è rappresentato dalla “cronicizzazione” della povertà: due terzi delle persone assistite sono seguite da anni, segno di una difficoltà strutturale a superare una condizione di vulnerabilità.

Allo stesso tempo, si registra l’arrivo di un terzo di nuovi assistiti, evidenziando una crescente necessità di intervento.
Il profilo delle persone in difficoltà è variegato.

Le donne rappresentano la maggioranza (58,2%), ma si assiste ad un aumento della presenza maschile (41,8%).

La componente straniera è numerosa (12.388), con una crescita del 5% in due anni, un dato che la Caritas attribuisce all’inadeguatezza delle politiche migratorie, che non consentono l’accesso a permessi di soggiorno a persone provenienti da Paesi considerati sicuri, ma che in realtà presentano elevati livelli di instabilità e violenza, come dimostra la prevalenza dei migranti peruviani (23,1%).
Si segnala anche un’invecchiamento della popolazione in difficoltà, con il 12,2% degli assistiti che supera i 65 anni – una percentuale in netto aumento rispetto al 2014, sebbene si sia stabilizzata dopo il picco registrato durante la pandemia di Covid-19.
Infine, spicca la presenza di giovani under 35 (19%), quasi tutti stranieri, che rappresentano una fascia particolarmente fragile e bisognosa di opportunità.

Un aspetto cruciale e in crescita esponenziale è l’aumento delle richieste di aiuto da parte di persone che lavorano.
Oltre un quarto (24,6%) degli assistiti è impiegato, ma il reddito percepito non è sufficiente a garantire un tenore di vita dignitoso, un dato che segna un aumento significativo rispetto al 2016 (14,5%).
Questo fenomeno, che testimonia la fragilità del mercato del lavoro e la difficoltà di conciliare lavoro e sussistenza, solleva interrogativi profondi sulla qualità dell’occupazione e sulla capacità del sistema economico di garantire un reddito adeguato a tutti i lavoratori.
L’emergenza non è più un problema esclusivo di chi è disoccupato, ma si estende a una parte sempre più ampia della forza lavoro, evidenziando un fallimento nel garantire una distribuzione equa dei benefici economici.

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