mercoledì 6 Agosto 2025
22.6 C
Milano

Milano, protesta a favore di Rafah: attivisti arrestati

Un atto di sfida simbolico e provocatorio ha scosso Milano nel tardo pomeriggio di oggi: esponenti di Ultima Generazione e Palestina Libera hanno manifestato davanti al consolato egiziano, esponendo uno striscione con la vibrante esortazione “Rompete l’assedio”.
L’azione, che ha visto il lancio di vernice rossa sull’ingresso e l’affissione di immagini di palestinesi deceduti durante le operazioni militari israeliane, si è conclusa con l’arresto di otto attivisti, condotti in questura.
Il gesto, più che una semplice protesta, è un appello diretto al governo egiziano e, in particolare, al console Hisham Mohamed Moustafa El Sherif, affinché intervenga immediatamente per consentire l’apertura permanente del valico di Rafah.

L’urgenza è dettata dalla catastrofica situazione umanitaria che affligge la Striscia di Gaza, dove la popolazione civile è intrappolata in un vortice di bombardamenti incessanti, carestia diffusa e una crescente disperazione.
La Striscia di Gaza non è solo un territorio geografico; è un laboratorio di sofferenza collettiva, un microcosmo delle conseguenze di conflitti prolungati e di un blocco che nega i diritti fondamentali alla vita e alla dignità.
La chiusura di Rafah, uno dei pochi punti di accesso al mondo esterno, aggrava ulteriormente una situazione già drammatica, trasformando la speranza in una flebile illusione.
La nota di Ultima Generazione sottolinea come l’attuale apertura di Rafah sia sporadica e non sufficiente a mitigare la gravità della crisi.

Accusando implicitamente le autorità egiziane, si fa riferimento a quanto documentato da Human Rights Watch: la richiesta di tangenti come unica via per lasciare la Striscia di Gaza rivela una realtà corrotta e dolorosamente inaccettabile.
Questa accusa apre una profonda riflessione sul ruolo dell’Egitto, uno stato chiave nella regione, e sulla sua responsabilità nel gestire una crisi umanitaria di tale portata.

L’azione milanese si inserisce in un contesto più ampio di crescente pressione internazionale volta a forzare un cambiamento nelle politiche relative alla Striscia di Gaza.
Non si tratta solo di fornire aiuti umanitari, ma di affrontare le cause profonde del conflitto e di lavorare per una soluzione politica duratura che garantisca la sicurezza e la prosperità per tutti gli abitanti della regione.

Rompere l’assedio, quindi, diventa un simbolo di speranza, un grido di giustizia e un invito all’azione per un futuro più equo e pacifico.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -