Un atto di inaudita gravità ha scosso la tranquillità di Milano, riportando a galla, con ferocia, i fantasmi di un passato che credevamo sopito.
Un atto vile, un’intimidazione diretta e personale rivolta a una madre e una figlia residenti in un condominio nella zona di Forze Armate, nei pressi del quartiere ebraico.
La scoperta, avvenuta ieri mattina, ha lasciato sulla porta del loro appartamento due enormi svastiche, accompagnate da un messaggio di mortifero odio: “ebree bastarde” con un esplicito invito alla morte.
La questura, in risposta a un episodio che trascende la mera aggressione per configurarsi come una minaccia alla sicurezza e alla dignità umana, ha immediatamente disposto un servizio di vigilanza rafforzato, una misura precauzionale standard in casi di pericolo imminente, come nel contesto di segnalazioni di codice rosso o di atti intimidatori simili.
L’avvocato Stefano Benvenuto, che assiste le vittime, ha descritto lo sgomento delle donne.
La figlia, rientrando a casa dopo una breve assenza, si è trovata di fronte una realtà sconvolgente: la porta d’ingresso imbrattata, un marchio indelebile di odio che profana l’intimità del loro domicilio, una casa che abitano da vent’anni, un rifugio spezzato da un gesto di inaudita ferocia.
La denuncia sporta alle autorità ha immediatamente attivato le indagini della Digos, il reparto della polizia specializzato in reati di matrice criminale e ideologica.
L’avvocato Benvenuto ha sottolineato la natura particolarmente inquietante dell’episodio.
Non si tratta di un atto indiscriminato, ma di una minaccia mirata, personalizzata, che colpisce due individui specifici identificati per la loro appartenenza religiosa.
La precisione dell’azione – la scelta del piano, la porta esatta, l’identificazione delle vittime – suggerisce una premeditazione e una conoscenza che amplificano la gravità del gesto.
L’atto, eseguito all’interno di un condominio, una sfera privata e protetta, rappresenta una violazione profonda del senso di sicurezza e di convivenza civile.
La comunità locale, profondamente turbata, si è compattata attorno alle vittime, esprimendo solidarietà e condanna per un episodio che evoca il buio del passato, un passato che l’Italia ha il dovere di non dimenticare per non ripetere gli errori.
Le parole dell’avvocato Benvenuto, “sembra di essere tornati indietro di ottant’anni”, non sono solo un’espressione di sgomento, ma un monito a non abbassare la guardia contro le derive estremiste e l’antisemitismo, un male antico che continua a manifestarsi in forme nuove e subdole.
La paura, lo sgomento e la sensazione di precarietà che si sono diffuse nel quartiere sono la testimonianza di come l’odio possa contaminare e destabilizzare la vita di una comunità intera.