Un episodio che solleva interrogativi cruciali sul delicato equilibrio tra sicurezza aeroportuale, diritto alla privacy e libertà individuale ha coinvolto Claudio Zanon, stimato oncologo torinese e direttore scientifico di ‘Motore Sanità’.
L’episodio, maturato lo scorso 28 ottobre all’aeroporto di Malpensa, ha visto il professionista impossibilitato a salire a bordo di un volo EasyJet diretto a Marrakech, in seguito a una contestazione nata dalla semplice documentazione fotografica del muso di un aeromobile.
La ricostruzione dei fatti fornita da Zanon dipinge un quadro di un’escalation inaspettata.
Mentre si avvicinava al velivolo, un gesto banale e diffuso tra i passeggeri – scattare una fotografia – si è trasformato in un motivo di conflitto con un addetto alla sicurezza.
Quest’ultimo avrebbe richiesto l’immediata cancellazione dell’immagine, un’istruzione che Zanon ha respinto, ritenendola infondata e priva di qualsiasi giustificazione legale.
L’incomprensione si è acuita quando, salito a bordo, Zanon si è trovato ad affrontare la persistenza dello stesso addetto, determinato a ottenere la rimozione della fotografia come condizione per il suo imbarco.
L’ulteriore complicazione è derivata da un’emergenza medica imprevista a bordo.
Zanon, in ragione delle sue competenze mediche, si è prontamente attivato per prestare soccorso al passeggero in difficoltà, un gesto di umanità che, paradossalmente, ha esacerbato la situazione.
Il comandante del volo, a seguito dell’intervento medico, ha disposto la discesa dall’aereo del dottore, sancendo la sua esclusione dal viaggio.
Zanon ammette di essersi lasciato trasportare dall’indignazione, alzando la voce di fronte a quanto percepiva come un’ingiustizia, ma ha anche espresso le sue scuse per la reazione emotiva, pur mantenendo ferma la sua convinzione di aver subito una lesione al suo diritto di movimento e di espressione.
La compagnia aerea EasyJet, contattata per un commento, ha confermato l’accaduto, descrivendo il comportamento di Zanon come “inappropriato” e motivando l’impossibilità di imbarco come una misura volta a garantire la sicurezza e il benessere di tutti i passeggeri e dell’equipaggio.
La compagnia sottolinea l’importanza della formazione del proprio personale di terra, incaricato di gestire situazioni potenzialmente delicate, e ribadisce l’intenzione di affrontare con serietà qualsiasi comportamento che possa essere percepito come abusivo o minaccioso.
L’episodio solleva questioni complesse: fino a che punto può estendersi l’autorità delle misure di sicurezza aeroportuale? Qual è il limite tra la tutela della sicurezza pubblica e il diritto individuale a documentare l’ambiente circostante? La vicenda pone l’accento sulla necessità di un dialogo costruttivo e di una maggiore chiarezza nelle procedure, al fine di prevenire futuri malintesi e di salvaguardare i diritti fondamentali di ogni cittadino.
L’intera vicenda, oltre a evidenziare una potenziale disfunzione nell’applicazione delle regole aeroportuali, sottolinea la sensibilità che deve animare ogni intervento che coinvolga la libertà personale e la dignità umana.







