Rapina a Milano: due minorenni arrestati, interrogativi sull’accoglienza

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Sabato pomeriggio, nel cuore pulsante di Milano, un episodio di microcriminalità ha scosso la quiete della città, sollevando interrogativi complessi sulla gestione dei minori stranieri irregolari e la crescente sofisticazione delle rapine mirate.

Due individui, identificati come algerino e tunisino, entrambi minorenni con precedenti penali, sono stati arrestati a poche decine di metri dall’elegante Mandarin Oriental, dopo aver sottratto con violenza un orologio Richard Mille RM0407 ad una turista statunitense di 48 anni.
Il valore del bene, stimato in 300.000 euro, testimonia la precisione e la premeditazione del colpo, volto a colpire un bersaglio vulnerabile, una donna accompagnata dalle figlie.
L’arresto, immediato grazie alla prontezza di agenti in borghese della sezione antirapina, ha impedito ai malfattori di dileguarsi, ma non ha cancellato la preoccupazione suscitata dall’episodio.
Non si tratta di un caso isolato.

Gli stessi individui erano già noti alle forze dell’ordine per una rapina analoga, con l’aggravante di essere stati precedentemente affidati a una comunità di accoglienza per minori non accompagnati, un sistema pensato per la riabilitazione e l’integrazione, che in questo caso sembra aver fallito nel prevenire la reiterazione del crimine.

Le indagini hanno rivelato un quadro più ampio, con l’attribuzione ai due minorenni anche la responsabilità di un’altra rapina avvenuta il 18 agosto in via dei Giardini, ai danni di una cittadina russa di 45 anni, da cui era stato sottratto un orologio Franck Muller del valore di 40.000 euro.

In quel caso, erano stati denunciati in stato di libertà, circostanza che ha sollevato interrogativi sulla rigore delle misure cautelari applicate.

L’emissione della custodia cautelare al carcere minorile Beccaria, in attesa di accertamenti sull’età biologica, sottolinea la necessità di una verifica accurata, data la possibilità di falsificazione dell’età per evitare il sistema giudiziario per adulti.
Questi esami, cruciali per determinare con certezza l’età dei due, evidenziano una problematica diffusa: l’inganno nell’età per ottenere benefici sociali e sfuggire alle conseguenze legali.
L’accaduto riapre un dibattito urgente e complesso: come gestire al meglio i minori stranieri irregolari, prevenendo la criminalità e garantendo al contempo i loro diritti? È necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga servizi sociali, forze dell’ordine, sistema giudiziario e comunità locali, per offrire a questi giovani opportunità di reinserimento sociale e per contrastare l’escalation di microcriminalità che colpisce la città, minando la sicurezza e la percezione di sicurezza dei cittadini.
La questione va oltre la semplice punizione e richiede un’analisi approfondita delle cause che spingono questi individui a commettere reati, spesso legati a povertà, marginalizzazione e mancanza di prospettive.

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