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venerdì 31 Ottobre 2025

Rissa a Lodi, 3 tunisini denunciati: machete e social al centro

Nella città di Lodi, una violenta rissa durante i festeggiamenti per la Festa dell’Unità, il 6 settembre, ha portato alla denuncia di tre giovani tunisini di età compresa tra i 23 e i 24 anni.
L’episodio, gravissimo per la sua escalation e la potenziale pericolosità, ha visto i tre individui coinvolti in una colluttazione degenerata, culminata nell’uso di un’arma bianca di dimensioni allarmanti: un machete lungo ben 32 centimetri.
Le accuse contestate spaziano dalla rissa, imputata a tutti e tre i soggetti, al reato di porto di oggetti atti ad offendere, specificamente attribuito a uno di loro, professionista del taglio capelli residente a Piacenza.
L’evento, purtroppo, ha avuto ampia risonanza mediatica grazie alla diffusione virale di un video ripreso con un telefono cellulare, documentando l’alterco e amplificandone l’impatto emotivo sulla comunità.
Subito dopo l’aggressione, i tre giovani, nel tentativo di eludere le forze dell’ordine, hanno tentato la fuga dalla location della Festa dell’Unità.

La polizia, prontamente intervenuta, è riuscita a bloccare due dei fuggitivi a breve distanza dalla tensostruttura che ospitava i festeggiamenti.
Uno di questi, si è successivamente scoperto, versava in una situazione di irregolarità sul territorio nazionale, sollevando questioni più ampie relative ai controlli e alla gestione dei flussi migratori.

L’individuazione e l’identificazione del terzo individuo coinvolto, inizialmente sfuggito alla cattura, si è rivelata un’operazione complessa, resa possibile grazie ad un’attenta analisi delle conversazioni private condotte su Instagram.
Gli investigatori, esaminando le chat tra i tre giovani, hanno rinvenuto riferimenti espliciti e dettagliati all’aggressione avvenuta nell’area denominata “Capanno”.

Un elemento particolarmente sconvolgente è emerso da uno dei video diffusi online: il ventenne, con un gesto di arroganza e disinvoltura, mostrava l’arma in questione, esponendola su un tavolo, come a voler celebrare la propria azione violenta.

Questo episodio, oltre alla gravità intrinseca del reato, pone interrogativi sulla cultura della violenza, sull’uso improprio dei social media e sulla necessità di rafforzare i controlli e la prevenzione per garantire la sicurezza pubblica e la convivenza pacifica.
L’atto di esibire l’arma sui social media, in particolare, denota una pericolosa mancanza di consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni e un’assenza di rispetto per la legalità.

L’indagine prosegue per accertare eventuali ulteriori complicità e per ricostruire completamente la dinamica dell’evento.

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