venerdì 26 Settembre 2025
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Milano

San Siro: Consiglio comunale infiammato, accuse di forzatura.

La seduta del Consiglio comunale di Milano, dedicata all’approvazione della delibera riguardante la cessione dello stadio di San Siro, si è infiammata fin dalle prime battute, acuendo le tensioni tra le diverse anime della rappresentanza cittadina.

L’atmosfera, già carica di aspettative e preoccupazioni, si è rapidamente trasformata in un confronto acceso, che ha messo in luce profonde divergenze procedurali e di visione strategica.

Fin prima dell’intervento formale della vicesindaca Anna Scavuzzo, incaricata di illustrare il documento in discussione, i consiglieri hanno espresso contestazioni.

Alessandro Giugni, esponente del Partito Democratico, ha sollevato dubbi sulla tempestività dei tempi concessi per l’analisi approfondita delle complesse carte in gioco, denunciando una mancanza di rispetto verso le istituzioni e i loro delegati.

La fretta con cui si è approvato il progetto è stata considerata, da alcuni, come un tentativo di forzare un processo decisionale di vitale importanza per la città.
Riccardo Truppo, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha insistito sulla necessità di un dibattito più ampio e ponderato, evidenziando come l’urgenza percepita rischia di compromettere la qualità della decisione.

La sua argomentazione si è concentrata sulla disparità di tempo concesso: sette anni di gestazione del progetto contrapposti a soli sette giorni per la sua comprensione e valutazione.
Il consigliere Enrico Marcora, seguendo la stessa linea, ha minacciato un ricorso al Prefetto, denunciando una procedura viziata e non conforme alle norme.
Enrico Fedrighini, del gruppo misto, ha condiviso la preoccupazione per la superficialità dell’analisi, sottolineando l’impossibilità di ponderare adeguatamente una decisione di tale portata in tempi così ristretti.
Ha contestato la fretta con cui si sta cercando di portare a termine l’operazione, sollevando dubbi sulla reale comprensione delle implicazioni pubbliche.
L’accelerazione è stata interpretata come un tentativo di eludere l’effetto di un vincolo imminente.
Anche Alessandro Verri, capogruppo della Lega, ha espresso forti critiche, contestando l’incongruenza temporale tra i sette anni di discussioni pregresse e i soli sette giorni concessi per la deliberazione finale.
L’impossibilità di esaminare a fondo il documento, ricevuto solo in mattinata, ha reso la delibera inaffrontabile nelle condizioni attuali.

La giunta è stata accusata di voler imporre l’approvazione di una decisione cruciale in modo affrettato, mettendo a rischio il patrimonio milanese.
Il confronto ha rivelato una profonda frattura non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche all’interno delle stesse coalizioni, alimentando un clima di incertezza e sollevando interrogativi sulla legittimità del processo decisionale e sulle reali prospettive per il futuro del patrimonio sportivo milanese.
Il nodo centrale sembra essere la percezione di una forzatura, che rischia di compromettere la qualità della decisione e di generare un danno irreparabile per la collettività.

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