L’inchiesta milanese sulle scommesse illecite, emersa lo scorso maggio con l’arresto dei vertici di un’organizzazione complessa, sta generando un’ondata di richieste di composizione di illecito, ovvero l’oblazione di 250 euro, da parte di numerosi calciatori coinvolti.
Questa procedura, che consente di estinguere il procedimento penale senza ulteriori approfondimenti giudiziari, testimonia una stratificazione di responsabilità all’interno del sistema di scommesse clandestine, che spaziano dal semplice coinvolgimento a forme di pubblicità e promozione di piattaforme illegali.
Tra i primi ad aver presentato istanza di oblazione figurano nomi di spicco nel panorama calcistico italiano: Samuele Ricci, centrocampista del Milan e della Nazionale, Raoul Bellanova, difensore dell’Atalanta, e Mattia Perin, portiere della Juventus.
L’elenco, verosimilmente, si arricchirà nei prossimi giorni, in attesa dell’approvazione dei magistrati inquirenti.
Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza sotto la direzione dei pubblici ministeri Roberta Amadeo e Paolo Filippini, hanno portato alla luce un ampio ventaglio di calciatori coinvolti, per un totale di tredici, tra cui Nicolò Fagioli, Nicolò Zaniolo, Sandro Tonali, Alessandro Florenzi e Weston McKennie.
La maggior parte degli atleti è accusata di aver partecipato, in vario grado, ad attività di scommessa illegali, una pratica che solleva interrogativi sulla cultura sportiva e sulla consapevolezza delle implicazioni legali e morali.
Tuttavia, la situazione di Nicolò Fagioli e Sandro Tonali si discosta significativamente.
Già coinvolti nella precedente inchiesta torinese, questi due calciatori si trovano a dover affrontare accuse più gravose, che includono la presunta pubblicità e promozione delle piattaforme illecite in concorso con altri compagni di squadra.
Per loro, la via del patteggiamento appare l’unica percorribile, escludendo la possibilità di ricorrere all’oblazione.
L’inchiesta non si limita al mondo del calcio; anche figure provenienti da altri sport, come il tennista Matteo Gigante, hanno ricevuto notifiche di indagine e potrebbero beneficiare della possibilità di composizione di illecito.
Il fulcro delle indagini, tuttavia, rimane incentrato sui presunti architetti dell’organizzazione, Tommaso De Giacomo e Patrik Frizzera, e altri tre indagati, che avrebbero utilizzato una gioielleria, l’Elysium, come copertura per operazioni finanziarie finalizzate a ripianare i debiti contratti dai giocatori.
L’ingegnosa operazione di riciclaggio di denaro, apparentemente mascherata da compravendite di orologi di lusso, rivela la sofisticatezza del sistema criminale.
L’udienza per la definizione dei patteggiamenti per questi ultimi è stata fissata per il 26 novembre, aprendo un nuovo capitolo di questa complessa vicenda giudiziaria che getta luce su dinamiche poco chiare e potenzialmente estese all’interno del mondo dello sport professionistico.









