La sentenza della giudice Rossana Mongiardo, emessa nel processo abbreviato che ha visto condannati Andrea Beretta e Luca Lucci, ex capi delle tifoserie di Inter e Milan, rappresenta un punto di svolta nella gestione della sicurezza e nella tutela dell’immagine del calcio italiano.
L’aspetto centrale evidenziato dalle motivazioni della sentenza non è solo la condanna per la sistematica violenza perpetrata all’interno e attorno agli stadi, ma la sua profonda incidenza sulla percezione di sicurezza, elemento fondamentale che la Lega Serie A si impegna a garantire.
La sentenza, che prevede una provvisionale di 50.000 euro a ciascuna società calcistica e di 20.000 euro alla Lega, non si limita a quantificare i danni patrimoniali.
Il cuore del danno risiede nella lesione dei diritti della personalità, un concetto giuridico che abbraccia un’ampia gamma di elementi immateriali, tra cui l’immagine, l’onorabilità e la reputazione.
Questi aspetti, cruciali per la percezione pubblica delle società sportive, sono stati gravemente compromessi dalle azioni violente e destabilizzanti dei leader delle tifoserie.
La condanna e la provvisionale costituiscono un segnale forte, non solo per i responsabili diretti delle violenze, ma per l’intero sistema calcistico.
La sentenza sottolinea come l’attività di elementi radicali all’interno delle tifoserie non sia un fenomeno isolato o marginale, ma una minaccia concreta alla sostenibilità stessa del calcio professionistico.
La sistematica violenza, infatti, non si configura solo come un atto di vandalismo o aggressione fisica, ma come un attacco diretto ai valori di sportività, legalità e sicurezza che dovrebbero permeare l’ambiente sportivo.
Inoltre, la designazione di Inter e Milan come parti civili nel processo, evidenzia la responsabilità condivisa nell’affrontare e contrastare tali fenomeni.
Le società calcistiche non sono semplici spettatrici, ma soggetti attivi nella tutela della propria immagine e nella garanzia di un ambiente sicuro per i propri tifosi e per l’intera comunità sportiva.
La sentenza Mongiardo, pertanto, apre a una riflessione più ampia sulla necessità di rafforzare la collaborazione tra le istituzioni sportive, le forze dell’ordine e le società calcistiche per prevenire e punire i comportamenti violenti, preservando l’integrità del calcio italiano e la sua percezione positiva a livello nazionale e internazionale.
Il danno alla reputazione, in particolare, rischia di avere conseguenze economiche durature, impattando negativamente sulla vendita di biglietti, sulla sponsorizzazione e sull’appeal del campionato.




