La vicenda di Visibilia Editore, gruppo editoriale fondato da Daniela Santanchè, ora ministra del Turismo, è al centro di un processo milanese che solleva interrogativi profondi sulla governance aziendale, la trasparenza finanziaria e la responsabilità dei vertici societari.
L’inchiesta, scaturita da un esposto presentato dai soci di minoranza nel 2022, ha portato alla luce una situazione finanziaria precaria, mascherata per anni attraverso una gestione dei bilanci che appare, almeno in apparenza, deliberatamente opaca.
Le indagini condotte dal Maggiore della Guardia di Finanza Salvatore Della Corte, precedentemente operativo presso il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno analizzato i bilanci aziendali a partire dal 2014, rivelando un progressivo deterioramento della situazione economica che sembra essere stato ignorato o minimizzato.
Un elemento cruciale di questa gestione è legato alla voce di bilancio relativa all’avviamento, un valore intangibile che rappresenta la capacità di una società di generare profitti nel futuro.
Nel 2014, Visibilia Editore aveva contabilizzato un avviamento di 4,3 milioni di euro.
Tuttavia, l’analisi della Gdf ha evidenziato che questo valore avrebbe dovuto essere svalutato già nel 2016, in seguito a perdite operative che rendevano l’importo originario non più giustificato dai fondamentali economici dell’azienda.
La mancata rettifica di questa voce, secondo gli inquirenti, suggerisce un tentativo di mantenere artificialmente una percezione di solidità finanziaria che non corrispondeva alla realtà.
L’inerzia nella correzione di questa anomalia contabile ha avuto conseguenze dirette sulla performance azionaria, con un crollo del titolo del 99% nel periodo 2016-2022.
Questo dato, eclatante, testimonia la progressiva erosione del valore aziendale e l’incapacità di Visibilia Editore di onorare i propri impegni finanziari.
L’azienda, nel suo complesso, si è trovata in una condizione di insolvenza, incapace di far fronte ai debiti accumulati.
L’incarico conferito alla società Deloitte, in qualità di revisore esterno, ha portato a una svalutazione dell’avviamento di 2,7 milioni, un atto che, secondo gli inquirenti, avrebbe dovuto essere preceduto da un’azione correttiva più tempestiva.
La vicenda solleva, pertanto, interrogativi sulla responsabilità del management, in particolare di Daniela Santanchè, che ricopriva il ruolo di presidente del Cda, e sulla sua consapevolezza delle criticità finanziarie che affliggevano l’azienda.
La mancata risposta alle preoccupazioni sollevate dai soci di minoranza contribuisce a delineare un quadro di gestione caratterizzato da una scarsa trasparenza e da una potenziale omissione di doveri fiduciari.
Il processo si appresta ora a chiarire il ruolo e la responsabilità di tutti gli attori coinvolti in questa complessa vicenda finanziaria.




