Marco Crippa, figura imprescindibile del paesaggio artistico milanese, si è spento all’età di 89 anni, lasciando un vuoto incolmabile nel tessuto culturale della città.
L’artista, noto affettuosamente come “Il pittore di Milano”, ha concluso il suo percorso dopo una prolungata malattia, un epilogo che segna la perdita dell’ultimo, autentico testimone di un’epoca in cui l’arte si faceva strada, letteralmente, tra la gente.
La sua formazione, consolidata attraverso i corsi serali dell’Accademia di Brera, si è rivelata solo il punto di partenza di una carriera radicalmente legata all’esperienza diretta e alla pratica incessante “en plein air”.
A partire dalla metà degli anni ’50, Crippa ha eletto le strade di Milano a suo studio, un gesto che trascendeva la semplice attività pittorica per configurarsi come una vera e propria performance artistica, un dialogo continuo con la città e i suoi abitanti.
Questo approccio, lungi dall’essere una scelta casuale, si inseriva in un contesto storico e sociale in evoluzione, in cui l’arte si interrogava sul proprio ruolo e sulla propria accessibilità.
La sua attività di pittura di strada, protrattasi per quasi mezzo secolo, ha contribuito a creare un immaginario collettivo attorno alla figura dell’artista, diventando egli stesso parte integrante del paesaggio urbano.
La mostra “50 anni di pittura di strada”, celebrata recentemente alla Permanente, ha rappresentato un omaggio sentito e doveroso, un’occasione per ripercorrere un percorso artistico ricco di significato e di valore.
Crippa definiva la sua opera come una dichiarazione d’amore verso Milano, una città che gli ha offerto ispirazione e riconoscimento.
La sua visione, profondamente radicata nell’osservazione diretta, restituiva una Milano poliedrica, capace di rivelare la propria bellezza anche nei momenti di ordinaria quotidianità.
I suoi lavori, numerose decine di quadri e disegni, costituiscono un prezioso documento storico e artistico, un affresco vivido e autentico della città che cambia, riflessa nei suoi ritmi, nei suoi colori, nelle sue luci e nelle sue ombre.
La tecnica pittorica di Crippa, caratterizzata dall’uso sapiente della spatola, conferiva alle sue opere una matericità inconfondibile, una tridimensionalità che esaltava la vitalità e il dinamismo della metropoli.
I suoi paesaggi, realizzati con una sensibilità acuta e un occhio attento ai dettagli, catturavano l’essenza di Milano in ogni stagione, rivelando una città capace di reinventarsi continuamente, pur mantenendo intatta la sua anima.
La sua eredità artistica rappresenta un patrimonio inestimabile per la città di Milano e un esempio luminoso di come l’arte possa dialogare con la realtà, contribuendo a creare un senso di comunità e di appartenenza.







