mercoledì 27 Agosto 2025
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Leoncavallo: Battistelli lancia un appello alla Scala per una rivalsa culturale.

L’epilogo dello sfratto del centro sociale Leoncavallo, un luogo simbolo dell’attivismo culturale milanese, ha generato un’onda di reazioni che vanno oltre la mera contestazione.

A sollevare un interrogativo profondo, e a proporre una soluzione inaspettata, è Giorgio Battistelli, figura di spicco nel panorama musicale italiano e direttore artistico del festival MiTo, evento che quest’anno unisce Torino e Milano.
Battistelli, con la sensibilità di un artista e la lucidità di un osservatore attento, non si limita a deplorare l’evento, ma esprime un vero e proprio “strappo” emotivo, interpretandolo come un atto di violenza inaccettabile.

La chiusura di uno spazio che ha accumulato decenni di memoria collettiva, di dibattiti, di iniziative artistiche e sociali, appare a Battistelli come un fallimento della convivenza civile, un’incapacità politica di trovare soluzioni equilibrate tra esigenze di ordine pubblico e tutela del patrimonio culturale immateriale.

L’appello alla Scala, uno dei templi dell’opera italiana, si configura come un gesto simbolico, un tentativo di rivalsa culturale.

L’idea è quella di offrire al Leoncavallo, o meglio, all’eredità che esso rappresenta, una nuova dimensione, una nuova visibilità.

Non si tratta semplicemente di ospitare un concerto, ma di riappropriarsi di un’identità, di un’esperienza che ha plasmato la cultura milanese e che merita di essere preservata e valorizzata.
Questa proposta trascende la mera dimensione musicale.
Essa richiama una riflessione più ampia sul ruolo delle istituzioni culturali, sulla loro capacità di dialogo con il territorio e con le comunità che le abitano.
La Scala, con la sua storia e il suo prestigio, potrebbe diventare un ponte, un punto di incontro tra mondi apparentemente distanti, tra l’istituzionalità e l’attivismo, tra la tradizione e l’innovazione.
L’iniziativa di Battistelli è un invito a superare le divisioni, a ricostruire ponti, a riscoprire la capacità di ascolto e di comprensione reciproca.

È un monito a non dimenticare il valore della memoria, della creatività, dell’impegno sociale.
E, soprattutto, è un’occasione per ridare voce a un luogo che, pur nella sua trasformazione, continua a pulsare di energia e di speranza.
La musica, in questo contesto, si eleva a veicolo di un messaggio universale: quello della necessità di un’umanità più inclusiva, più aperta al cambiamento, più consapevole del proprio ruolo nel mondo.

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