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Liliana Segre alla Scala: riflessioni sull’arte e la memoria.

La presenza di Liliana Segre, senatrice a vita, alla Prima di “Una Lady Macbeth del Distretto di Mcensk” alla Scala di Milano ha generato un’ovazione sentita, un tributo alla sua illustre carriera e al suo profondo legame con l’istituzione lirica.
La Segre, accogliendo con un sorriso l’affetto del pubblico, ha offerto spunti di riflessione che vanno al di là del semplice commento sull’opera, rivelando una prospettiva unica sulla storia, l’arte e il significato di un palcoscenico secolare.
La sua osservazione sulla natura “scandalosa” dell’opera di Šostakovič non si configura come una critica superficiale, bensì come un riconoscimento della potenza destabilizzante dell’arte, capace di mettere in discussione le convenzioni sociali e di sondare le profondità più oscure dell’animo umano.

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Šostakovič, durante il regime sovietico, fu costretto a navigare in un mare di compromessi, esprimendosi attraverso un linguaggio simbolico e spesso ambiguo, che richiedeva un’attenta decifrazione.

La “scandalosità” che la senatrice percepisce, quindi, non è un elemento di rifiuto, ma un segno di autenticità e di coraggio artistico.

Il suo commento successivo, legato alla lunga frequentazione della Scala fin dall’infanzia, evoca un legame emotivo profondo e una sorta di familiarità con il luogo, che le permette di affrontare con serenità anche le opere più impegnative.
La Scala non è per lei un semplice teatro, ma un compagno di vita, testimone di innumerevoli spettacoli, di gioie e dolori, di cambiamenti sociali e politici.

La sua esperienza, maturata nel corso di decenni, le conferisce una prospettiva privilegiata: la capacità di apprezzare l’arte non solo per il suo valore estetico, ma anche per il contesto storico e culturale in cui è stata creata.

La sua dichiarazione, “Mi interessa sempre, ho sempre interesse a quello che vedo alla Scala, che sento,” sottolinea l’importanza di un ascolto attivo e consapevole, un invito a lasciarsi coinvolgere dall’opera, a interrogarsi sui suoi significati, a confrontarsi con le sue sfide.

In ultima analisi, la riflessione di Liliana Segre trascende il singolo evento della Prima, trasformandosi in una riflessione più ampia sul ruolo dell’arte, sulla sua capacità di provocare, di educare, di emozionare.
È un omaggio alla Scala come istituzione culturale di primaria importanza, un invito a preservarne la memoria e a continuare a valorizzarne il patrimonio artistico, un richiamo alla responsabilità di ogni generazione nel custodire e tramandare un tesoro di inestimabile valore.
Il suo commento, apparentemente semplice, si rivela un’occasione per riflettere sulla complessità dell’esperienza teatrale e sulla profonda connessione tra arte, storia e umanità.

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