“Oltre i bambini”: un’affermazione che risuona come una sfida, un invito a riconoscere in occhi innocenti la complessità e la responsabilità del nostro tempo.
È il cuore pulsante della mostra “More than kids”, aperta a Palazzo Reale fino al 2 novembre, un’esposizione che trascende la tradizionale rappresentazione infantile per proiettare la voce di una generazione esposta alle angosce del mondo adulto.
L’artista Valerio Berruti, con la curatela di Nicolas Ballario, ci conduce in un percorso visivo e concettuale denso di significati, dove sculture monumentali, disegni di profonda espressività, affreschi evocativi e animazioni innovative si fondono per creare un’esperienza immersiva.
La mostra non celebra l’infanzia come un’età di spensieratezza, ma la declina come specchio di un’umanità fragile e resiliente, costretta a confrontarsi con problematiche globali di portata epocale.
Il cambiamento climatico, le conflitti armati, le migrazioni forzate: sono questi gli spettri che plasmano il presente e che, attraverso lo sguardo dei bambini, assumono una nuova, lacerante urgenza.
L’impatto iniziale è dato da “Don’t let me be wrong”, una scultura imponente collocata nel cortile di Palazzo Reale.
Il volto di una bambina, catturato in un’espressione di profonda inquietudine, rivolge il suo sguardo verso un cielo minacciato, mentre la composizione musicale di Daddy G (Massive Attack) amplifica il senso di disorientamento e appello.
La scultura non è solo un’opera d’arte, ma un grido silenzioso, un monito all’azione.
Il percorso espositivo si sviluppa poi in un intricato dialogo tra forme e significati.
Berruti utilizza l’infanzia non come un tema da rappresentare, ma come una lente attraverso cui esaminare le contraddizioni e le assurdità del mondo.
I bambini diventano portavoce di una verità scomoda, testimoni privilegiati di un’era di incertezze.
L’artista non offre risposte facili, ma stimola la riflessione, invitando lo spettatore a confrontarsi con le proprie responsabilità.
La mostra si conclude con “La giostra di Nina”, un’opera che, pur nella sua apparente leggerezza, racchiude un messaggio di speranza.
La giostra, con i suoi uccellini candidi e le note evocative composte da Ludovico Einaudi, evoca un mondo di purezza e armonia, un’utopia a cui tendere, un futuro che vale la pena di proteggere.
Non è una conclusione consolatoria, ma un invito a continuare a sognare, a credere nella possibilità di un cambiamento positivo, a onorare la fragilità e la forza dei bambini, custodi silenziosi del domani.
L’opera, in definitiva, rappresenta un’eco di quella prima affermazione, “I miei non sono bambini, ma adulti”, e ci ricorda che il futuro del mondo risiede nelle loro mani.