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domenica 26 Ottobre 2025

Veneziani: La destra ha abbandonato la cultura. È sterile.

L’abbandono di “La cultura della destra”, un’opera che ha segnato un’epoca per vendite e successo editoriale, non rappresenta un ripensamento, ma una presa d’atto amara.
Marcello Veneziani, figura complessa e autorevole nel panorama intellettuale, dichiara oggi che investire in riflessioni culturali all’interno del dibattito politico, soprattutto a destra, appare un esercizio sterile.
La scelta pragmatica e orientata alla stabilità che caratterizza l’attuale orientamento politico, una ricerca di “durata” che si manifesta in politiche di realismo e prudenza, lascia poco spazio alla vivacità e alla profondità del pensiero culturale.
La sua recente partecipazione a un incontro a Milano, occasione per presentare “C’era una volta il Sud”, ha offerto una finestra sul suo percorso, un percorso che lo ha allontanato dai circuiti mediatici tradizionali.

L’assenza dai talk show è una scelta deliberata, espressione di una disillusione più ampia nei confronti di un sistema che percepisce superficiale e inadatto alla discussione di temi complessi.

L’etichetta di “Fu Mattia Pascal” che gli è stata affibbiata non lo infastidisce, ma piuttosto sottolinea la distanza che lo separa da un mondo politico che giudica estraneo alla vera cultura.

Nonostante la sua precedente speranza di un ruolo catalizzatore per il pensiero culturale all’interno del panorama politico, Veneziani oggi riconosce la sua inefficacia.

Tuttavia, non ignora i benefici derivanti dalla stabilità che le attuali scelte governative stanno apportando all’Italia, in contrapposizione a instabilità che affliggono altri Paesi europei.

Più in generale, Veneziani esprime una profonda incertezza sul ruolo della politica nella trasformazione della società.

L’astensionismo dilagante, testimoniato dalle ultime elezioni amministrative, solleva interrogativi inquietanti sulla tenuta stessa del sistema democratico.
La rinuncia a votare da parte della maggioranza assoluta non è un semplice dato statistico, ma un sintomo di una più profonda crisi di fiducia e disillusione nei confronti delle istituzioni.
Il suo prossimo lavoro, “Nietzsche e Marx si davano la mano”, anticipa un nuovo percorso intellettuale, forse una ricerca di risposte al di fuori delle tradizionali dicotomie ideologiche.

Un’esplorazione che, al di là delle etichette e delle appartenenze, mira a interrogare le fondamenta del pensiero occidentale e a ricercare nuove prospettive per comprendere la condizione umana.
Un invito, forse, a guardare oltre le narrazioni dominanti e a riscoprire la capacità critica e l’indagine filosofica come strumenti essenziali per affrontare le sfide del presente.

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