mercoledì 3 Settembre 2025
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Sgombero Leoncavallo: Milano in Piazza, Rabbia e Resistenza

La Camera del Lavoro di Milano si è rivelata un crocevia di voci e di rabbia, accogliendo un’assemblea pubblica convocata dal Leoncavallo in vista della manifestazione del sabato successivo.
Un mare di persone, stimato in circa 500 presenze secondo gli organizzatori, ha riempito la sala Giuseppe Di Vittorio, un segnale tangibile della mobilitazione popolare suscitata dallo sgombero del centro sociale.
L’azione, percepita come una dimostrazione di forza ingiustificata, ha innescato una reazione immediata, un’esigenza di ampliare i confini della protesta al di là delle mura del Leoncavallo.
Marina Boer, presidente delle Mamme antifasciste del Leoncavallo, ha espresso l’urgenza di un confronto diretto con la città, di un dialogo con realtà esterne, riaffermando un approccio che ha sempre caratterizzato l’azione del centro sociale: la proiezione verso l’esterno, la costruzione di ponti con la comunità.
Primo Minelli, presidente di Anpi Milano, ha invocato una risposta unitaria e avanzata da parte della Milano democratica e antifascista.
La manifestazione del 6 dovrà configurarsi come un corteo ampio e coeso, escludendo ogni forma di violenza, un segnale di forza e di resilienza di fronte a una destra che, secondo Minelli, non ha affievolito le proprie ambizioni.

La partecipazione del Partito Democratico, con il segretario cittadino Alessandro Capelli, testimonia il riconoscimento dell’importanza dell’evento e l’intenzione di un sostegno concreto.
L’appello alla mobilitazione è stato rivolto ai militanti del partito, invitati a unirsi al corteo.
Tuttavia, la necessità di un’iniziativa autonoma è emersa chiaramente con l’annuncio di un corteo parallelo, promosso dai militanti del centro sociale Cantiere e da altre realtà occupate milanesi.

Partendo dalla stazione Centrale, il corteo si dirigerà verso Porta Venezia, per poi confluire nel corteo principale per il Leoncavallo, sottolineando una volontà di mantenere un’identità e un’autonomia di intenti.

La critica si è estesa oltre l’atto dello sgombero, puntando il dito contro le dinamiche economiche che alimentano la speculazione immobiliare, rendendo sempre più difficile per i cittadini accedere ad alloggi dignitosi.

Una portavoce del Cantiere ha denunciato come gli stessi soggetti responsabili dello sgombero siano i principali artefici di questa crisi abitativa.

Infine, un appello significativo è giunto dal centro sociale Lambretta: un rifiuto di protagonismo politico nella testa del corteo, una richiesta di centralità per le Mamme del Leoncavallo, simbolo della resistenza e della forza della comunità.

Questo gesto sottolinea l’urgenza di restituire voce a chi, sul territorio, incarna i valori di accoglienza e di lotta per la giustizia sociale.

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