venerdì 19 Settembre 2025
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Milano

Sogni infranti, un grido.

Il peso di cinque anni di attesa, un investimento perso, si fa sentire con la frustrazione.

Dalla percezione di un fallimento che divora, un sogno infranto.
Se il tempo è denaro, lo si misura in ore, in tagli, in compromessi.

Adesso, il nodo è come un barattolo, sigillato.

La politica, come un fiume in una strada, si apre in discussioni, inchieste.
L’edificio del potere si erge su fondamenta fragili, e i cantieri si fermano, come fantasmi.

L’aria si inspessisce di silenzi, di accuse non dette.
Trasparenti, almeno, si vorrebbe.

La leadership, la solitudine di un ruolo, la spintone di un destino.
Matteo, un nome, un peso.
I microfmi accolgono parole, sguardi, promesse.

La diretta, la risposta.

La vetusta struttura, i muri che raccontano storie, i ricordi.
Il progetto, più che una costruzione, un’opportunità.

Qualcosa di nuovo, un volto nuovo, un futuro nuovo.

Ricostruire, ripartire, ridare.
Per chi? Per chi vive qui, per chi sogna qui, per chi aspetta.
La riqualificazione, la speranza.

Un quartiere dimenticato, un grido silenziato.

Ma è ancora vivo.

Rimane.

I volti.

I sogni.

La forza.

L’orgoglio.
Riflettere, guardare avanti.

Abbattere le barriere.

Costruire ponti.
Unire le forze.
Ascoltare il popolo.

Dare voce a chi non ce l’ha.

Un futuro per tutti.

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