Misure restrittive del governo birmano sull’emigrazione: ostacoli per i cittadini in cerca di lavoro all’estero

Il governo del Myanmar ha recentemente adottato una serie di misure restrittive riguardanti l’emigrazione dei suoi cittadini, in particolare per quanto riguarda il lavoro all’estero. Queste decisioni sono state prese in seguito all’introduzione di una legge sulla coscrizione militare che ha generato un’ondata di proteste e tentativi di fuga dal Paese.La giunta birmana, al potere dopo un colpo di Stato militare, ha annunciato l’applicazione obbligatoria della leva militare per gli uomini, imponendo loro almeno due anni di servizio. Questa mossa ha scatenato una corsa ai visti presso le ambasciate straniere a Yangon e tentativi disperati di attraversare il confine con la Thailandia per evitare il reclutamento.Di fronte a questa situazione, il ministero del Lavoro ha deciso di sospendere temporaneamente l’accettazione delle domande per lavorare all’estero, sottolineando la necessità di verificare i processi migratori e altre questioni connesse. Secondo stime dell’Organizzazione internazionale del Lavoro, nel 2020 più di 4 milioni di birmani lavoravano all’estero, ma si ritiene che il numero reale sia molto più alto a causa del lavoro non dichiarato.Questa stretta sulle opportunità lavorative all’estero rappresenta un ulteriore ostacolo per i cittadini birmani che cercano migliori condizioni economiche e sociali al di fuori del loro Paese. La situazione politica instabile e l’oppressione da parte della giunta militare stanno spingendo sempre più persone verso la fuga e la ricerca di nuove prospettive altrove.