“Multe per eccesso velocità: la sentenza della Cassazione mette in discussione l’efficacia delle apparecchiature stradali”

La questione delle multe per eccesso di velocità rilevate sulle strade italiane tramite apparecchiature simili a quelle impiegate dal Comune di Treviso sulla “Tangenziale” è al centro di un dibattito giuridico che potrebbe portare all’annullamento di numerose sanzioni. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha dato ragione all’impugnazione presentata da un avvocato trevigiano multato per aver superato i 90 chilometri orari di limite viaggiando a 97. Questa decisione fa luce su una controversia iniziata due anni fa tra il giudice di pace e la magistratura ordinaria, che aveva generato pareri contrastanti.La motivazione alla base della decisione della Suprema Corte risiede nel fatto che le apparecchiature utilizzate potrebbero non essere state sottoposte a una verifica tecnica approfondita necessaria per la loro omologazione, nonostante l’autorizzazione ministeriale. Si evidenzia quindi un vuoto normativo che, se non corretto, potrebbe esentare gli automobilisti colti dagli autovelox da sanzioni pecuniarie future.Per quanto riguarda le entrate derivanti dalle sanzioni stradali nel Veneto, si stima che queste ammontino mediamente a circa 50 milioni di euro l’anno, con un terzo attribuibile al superamento dei limiti di velocità rilevati dalle apparecchiature elettroniche. Il Comune di Treviso incassa solitamente una quota inferiore ai 4 milioni proveniente da queste sanzioni.Questa situazione solleva importanti questioni sul controllo e la regolamentazione delle apparecchiature utilizzate per il monitoraggio del traffico stradale e pone in evidenza la necessità di una revisione normativa più approfondita per garantire equità e trasparenza nel sistema delle multe per infrazioni al codice della strada.