martedì 29 Luglio 2025
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Arrestato a Villa Literno l’imprenditore Langellotto: latitanza e accuse

L’operazione congiunta dei militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli, operando su delega della Procura Generale partenopea, ha portato all’arresto a Villa Literno, in provincia di Caserta, di Salvatore Langellotto, imprenditore stabiese di 56 anni, sfuggito alla giustizia per un periodo significativo.
L’arresto, preceduto da un’incalzante attività di ricerca e localizzazione, pone fine a una fase di latitanza che solleva interrogativi sulle strategie di elusione delle autorità seguite dall’indagato.

Langellotto, figura di rilievo nel panorama imprenditoriale locale, è gravato da una condanna definitiva a 7 anni, 6 mesi e 18 giorni di reclusione, derivante da un cumulo pene disposto dalla Procura Generale per una serie di reati fallimentari.

Questo provvedimento esecutivo, che si concretizza dopo anni di contenzioso legale, testimonia la complessità e la portata degli illeciti commessi, che hanno portato al collasso di una o più aziende legate all’imprenditore.
La vicenda fallimentare, presumibilmente caratterizzata da dinamiche finanziarie opache e potenziali irregolarità gestionali, rappresenta il fulcro del procedimento penale che ora trova la sua conclusione con l’esecuzione della pena.
L’arresto assume ulteriori connotati di rilevanza in ragione delle accuse correlate a un presunto accanimento psicologico nei confronti del giornalista Vincenzo Iurillo, corrispondente de *Il Fatto Quotidiano*.

Iurillo, nel corso della sua attività professionale, aveva approfondito e denunciato aspetti controversi legati agli affari di Langellotto, innescando, a quanto pare, una campagna di intimidazioni e minacce.

Questa accusa di atti persecutori, che vede Langellotto imputato in un processo distinto, evidenzia una presunta escalation di comportamenti volti a scoraggiare l’attività giornalistica e a limitare la libertà di stampa, elementi particolarmente delicati nel contesto di un sistema democratico.
La fuga dell’imprenditore e l’utilizzo di un documento d’identità falsificato, prontamente sequestrato dai Carabinieri, costituiscono reati aggiuntivi per i quali è stato arrestato in flagranza.
L’ingegneria utilizzata per eludere le forze dell’ordine, unita all’utilizzo di documenti contraffatti, riflette un tentativo di sottrarsi alle responsabilità legali e di ostacolare l’azione della giustizia, aggravando ulteriormente la sua posizione giuridica.
L’operazione testimonia l’impegno costante delle istituzioni nel contrasto alla criminalità e nella tutela dei diritti e della libertà di informazione, rappresentando un monito contro ogni forma di elusione e di intimidazione.

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