mercoledì 20 Agosto 2025
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Bacoli: Abbigliamento e Potere, un’Aberrazione Amministrativa

L’episodio verificatosi a Bacoli solleva interrogativi profondi sulla natura del potere pubblico e sulla sua capacità di bilanciare la necessità di rappresentare un’immagine istituzionale con il rispetto della dignità individuale e dei diritti fondamentali di ogni cittadino.
L’atto di negare l’accesso a un ufficio comunale, una sede presumibilmente aperta al servizio della comunità, sulla base di un’indagine arbitraria e superficiale come quella relativa all’abbigliamento, costituisce un’aberrazione amministrativa che tradisce i principi cardine della democrazia.

Questo episodio non è semplicemente una questione di “bermuda al ginocchio”; è un sintomo di un approccio paternalistico e arcaico alla gestione della cosa pubblica, un’inclinazione a imporre regole rigide e incomprensibili che soffocano l’autonomia e l’identità delle persone.

Il decoro, inteso come espressione di professionalità e serietà, non si conquista attraverso l’imposizione di codici di abbigliamento restrittivi, bensì attraverso l’efficienza dei servizi offerti, la trasparenza delle procedure e l’accoglienza genuina rivolta a ogni individuo, indipendentemente dal suo aspetto esteriore.
La decisione dell’amministrazione comunale di Bacoli, in un periodo di intenso caldo estivo, appare particolarmente insensibile e contraddittoria.
La negazione di un servizio essenziale a una cittadina per una questione di abbigliamento, in un contesto di disagio climatico, amplifica la gravità dell’atto e rivela una profonda mancanza di empatia e di sensibilità nei confronti delle esigenze della popolazione.
Si tratta di un cortocircuito che evoca l’immagine di un potere distante, impermeabile alle istanze della comunità e ancorato a un passato di rigidità e formalismi.

Un’amministrazione moderna, al contrario, dovrebbe concentrarsi sulla risoluzione dei problemi reali che affliggono la popolazione, promuovendo lo sviluppo economico, migliorando la qualità della vita e garantendo l’accesso equo e inclusivo ai servizi pubblici.

L’invito rivolto all’amministrazione comunale non è solo una richiesta di ritirare un divieto assurdo e vessatorio, ma una sollecitazione a riflettere profondamente sul proprio ruolo e sulla propria responsabilità nei confronti della collettività.

È necessario abbandonare approcci autoritari e paternalistici, abbracciando un modello di governance partecipativo, trasparente e orientato al benessere dei cittadini.
Il vero decoro di un’istituzione risiede nella sua capacità di servire la comunità con competenza, professionalità e, soprattutto, con rispetto e dignità.

È ora di trasformare Bacoli da simbolo di un potere oppressivo a esempio di un’amministrazione aperta, accogliente e al servizio delle persone.

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