La recente approvazione in Campania, con il voto favorevole a stragrande maggioranza del Consiglio Regionale, segna una svolta significativa nell’organizzazione e nell’esercizio delle competenze in materia di difesa del territorio dal rischio sismico, delineando un processo di progressivo trasferimento di responsabilità dai tradizionali Genio Civile a enti locali, Comunali o intercomunali, che ne richiedano formalmente l’assegnazione entro il termine del 31 gennaio di ogni anno.
Questa trasformazione, sancita dal Disegno di Legge che modifica la legge regionale 9/1983, rappresenta un’evoluzione necessaria per rispondere alle crescenti complessità legate alla gestione del territorio e alla crescente pressione sulle risorse pubbliche.
Il trasferimento di funzioni non è totale, tuttavia.
Il Genio Civile manterrà la competenza in merito a opere di particolare rilevanza strutturale, in particolare quelle che superano una soglia di altezza di 16,50 metri (misurata dal piano di posa delle fondazioni) o che presentano sezioni interrate superiori ai 4 metri.
Questa decisione mira a garantire che le opere più critiche, dal punto di vista sismico, continuino ad essere gestite da un’organizzazione con competenze specifiche e consolidate.
La discussione che ha portato a questa riforma è stata lungamente attesa, come testimoniato dalle iniziative promosse dall’Ordine degli Ingegneri di Caserta e dal suo presidente Carlo Raucci, che hanno costantemente evidenziato le criticità operative e le inefficienze del sistema precedente.
L’approvazione di questa legge si pone come risposta concreta a queste sollecitazioni, promettendo di semplificare le procedure e di migliorare l’efficienza complessiva del sistema di gestione del rischio sismico a livello regionale.
Durante il convegno dedicato alla rigenerazione urbana, il vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, ha sottolineato come questa normativa rappresenti un modello avanzato a livello nazionale, in linea con i principi di sostenibilità e di riduzione del consumo di suolo.
La legge, infatti, promuove attivamente la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, incoraggiando l’innovazione e offrendo agli operatori privati la possibilità di proporre progetti di riqualificazione ai Comuni.
Carlo Raucci ha enfatizzato il potenziale impatto economico positivo di questa nuova filosofia urbanistica.
La rigenerazione urbana non è più solo una questione di riqualificazione estetica, ma un motore di sviluppo economico e sociale.
In un contesto caratterizzato da risorse pubbliche limitate, il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, a differenza della nuova costruzione, rappresentano la chiave per generare occupazione, stimolare l’innovazione e preservare l’identità culturale del territorio.
Il settore edilizio, con tutte le sue filiere – tecnici, architetti, geometri, imprese e fornitori – è destinato a beneficiare direttamente di questa nuova stagione di investimenti e di opportunità.
L’attenzione alla preservazione del patrimonio storico, a fronte della demolizione e ricostruzione di edifici fatiscenti, pone al centro il valore della memoria collettiva e la sostenibilità a lungo termine dello sviluppo regionale.








