La pressione esercitata dalla popolazione di cinghiali all’interno dei comuni del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni sta raggiungendo un punto critico, minacciando la sostenibilità stessa dell’agricoltura locale e la sua eredità culturale.
Antonio Costantino, presidente di Confagricoltura Salerno, esprime una crescente preoccupazione per i danni ingenti che questi animali stanno arrecando alle coltivazioni, un problema che si è trasformato in una vera e propria emergenza per l’economia montana.
La situazione, lungi dall’essere una mera questione di danneggiamento dei raccolti, si configura come una seria minaccia alla vitalità delle aziende agricole, in particolare quelle di nuova generazione che, nonostante le difficoltà, hanno scelto di investire nel territorio, portando avanti tradizioni secolari e puntando sulla qualità dei prodotti DOP e IGP.
L’abbandono dell’agricoltura, alimentato dalla frustrazione e dalla perdita di reddito, rischia di vanificare gli sforzi di valorizzazione del patrimonio agroalimentare cilentano, compromettendo l’identità stessa del territorio.
Manlio De Feo, presidente del Consorzio di Tutela del Fico Bianco del Cilento DOP, sottolinea come il problema non si limiti alla perdita immediata del frutto, ma si estenda alla compromissione delle piante stesse, con conseguenze dirette sulla stabilità economica delle aziende e un effetto domino che coinvolge l’intera filiera, dai confezionatori ai commercianti.
Il Consorzio, nato per tutelare e promuovere il Fico Bianco, vede così minacciata la propria ragion d’essere, ovvero la salvaguardia di un’eccellenza agricola.
Gli agricoltori, custodi di un prezioso ecosistema e di una biodiversità unica, si sentono impotenti di fronte a una pressione antropica eccessiva.
La distruzione non si limita alle colture di fico, ma interessa anche frutteti di meli e peri, vigneti che coltivano uve autoctone, testimonianze di un’agricoltura diversificata e legata al territorio.
Confagricoltura Salerno appoggia fermamente l’appello del sindaco di Magliano Vetere, Adriano Piano, per una convocazione urgente dell’assemblea della Comunità del Parco.
Si richiede un’azione concertata da parte dei sindaci, volta a individuare soluzioni concrete e sollecitare interventi risolutivi.
La risposta deve essere tempestiva e coordinata, coinvolgendo non solo le istituzioni locali, ma anche le autorità regionali e nazionali.
Il danno provocato dai cinghiali trascende il mero ambito agricolo.
La loro attività distruttiva incide sui muri a secco, elementi strutturali fondamentali per la tenuta idrogeologica del territorio.
La perdita di questi manufatti aumenta il rischio di frane e smottamenti, mettendo a repentaglio la sicurezza delle comunità locali e compromettendo la stabilità ambientale del Parco.
La gestione della fauna selvatica, pertanto, non può essere considerata un problema isolato, ma deve essere integrata in una visione più ampia di tutela del territorio e di prevenzione dei rischi naturali.
È necessario un approccio olistico che consideri la connessione tra agricoltura, ambiente, sicurezza e sviluppo sostenibile.