La decisione del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, di fissare le elezioni regionali al 23 e 24 novembre, un’azione che suscita un’onda di sconcerto e disappunto, si configura come una profonda frattura nel tessuto emotivo e mnemonico della comunità irpina.
La data scelta, tragicamente, coincide con il 45° anniversario del devastante terremoto del 1980, un evento che ha segnato indelebilmente la storia della regione, strappando alla vita quasi tre mila persone e lasciando un’eredità di dolore e ricostruzione.
L’annuncio ha generato un coro di critiche provenienti dalle forze di centrodestra, che accusano il Presidente De Luca di una mancanza di sensibilità e rispetto verso le vittime e i territori che hanno faticosamente rialzato la testa dalle macerie.
Angelo Antonio D’Agostino, segretario provinciale di Forza Italia, esprime con fermezza la necessità di una revisione immediata di tale scelta, definendola “profondamente irrispettosa” e primariamente obbligata al rispetto della memoria collettiva.
Il consigliere regionale Livio Petitto (FI) condanna con veemenza la trasformazione di una giornata di lutto in un’occasione di propaganda elettorale, un atto che, a suo dire, profana il sacro legame con la memoria e il ricordo dei defunti.
Ines Fruncillo, presidente irpina di Fratelli d’Italia, non lascia spazio a interpretazioni, sottolineando come la mancanza di rispetto nei confronti del dolore altrui sia un sintomo di insensibilità e indifferenza, qualità inaccettabili in chi aspira a governare una comunità.
La scelta di De Luca, pur essendo nota da tempo, non sembra aver trovato riscontri di approvazione, ad eccezione del segretario provinciale del PD, Nello Pizza, che la etichetta come una “polemica inutile” e contesta la veemenza dell’indignazione espressa.
Tuttavia, questa minoranza di voci non riesce a stemperare l’onda di disapprovazione che si è sollevata, sollevando interrogativi non solo sulla tempistica dell’evento elettorale, ma anche sulla capacità di leadership e sulla sensibilità dimostrata da chi ricopre una carica istituzionale di tale rilievo.
L’episodio riapre un dibattito cruciale sul delicato equilibrio tra esigenze politiche, amministrative e, soprattutto, rispetto verso la memoria collettiva, un patrimonio immateriale che definisce l’identità di un popolo e il suo legame con il passato.
La vicenda pone l’accento sulla necessità di una riflessione più ampia sulla funzione delle istituzioni e sulla responsabilità di chi le rappresenta, un compito che non può prescindere dalla compassione, dall’empatia e da una profonda consapevolezza del peso della storia.