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Denervazione Renale: Nuova Speranza per l’Ipertensione Resistente

Denervazione Renale: Un’Innovazione Terapeutica per l’Ipertensione ResistenteL’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta sta offrendo una soluzione terapeutica avanzata per i pazienti affetti da ipertensione resistente, una condizione clinicamente impegnativa che non risponde adeguatamente alla terapia farmacologica convenzionale.
Questa procedura, denominata denervazione renale, rappresenta un cambio di paradigma nella gestione di un disturbo che colpisce una porzione significativa della popolazione adulta.
L’ipertensione resistente, definita come pressione arteriosa persistentemente elevata nonostante l’assunzione di tre o più farmaci antipertensivi, spesso di diversa classe farmacologica, è associata a un aumento del rischio cardiovascolare e a una ridotta qualità di vita.
I meccanismi fisiopatologici sottostanti a questa condizione complessa sono multifattoriali, ma un ruolo sempre più riconosciuto è giocato da una disfunzione del sistema nervoso simpatico che innerva i reni.
Questi nervi, quando iperattivati, possono rilasciare sostanze vasoattive che contribuiscono a mantenere la pressione arteriosa elevata.
La denervazione renale interviene proprio su questo meccanismo disfunzionale.
L’intervento, eseguito da un team specialistico dell’Unità operativa di Cardiologia, si avvale di una tecnica minimamente invasiva.
Dopo una sedazione appropriata, un catetere di piccole dimensioni (2 millimetri) viene inserito attraverso l’arteria iliacaca, solitamente attraverso una puntura all’inguine, e guidato fino alle arterie renali.
Questo catetere è dotato di un elettrocatere spiraliforme che, sotto guida fluoroscopica, eroga energia a radiofrequenza.

L’applicazione controllata di radiofrequenza induce una termoablazione selettiva dei gangli renali – aggregati di neuroni pregangliari – senza compromettere la funzionalità renale.

La termoablazione interrompe quindi i segnali nervosi che contribuiscono all’ipertensione, permettendo al sistema nervoso simpatico di riequilibrarsi.
Questo approccio si distingue per la sua precisione: l’obiettivo è modulare l’attività nervosa, non eliminarla completamente, preservando la regolazione fisiologica dei reni.

L’introduzione di questa procedura in un contesto clinico universitario evidenzia l’impegno dell’ospedale verso l’innovazione e la ricerca.
I risultati preliminari, con cinque pazienti trattati con esito positivo, suggeriscono un potenziale significativo nel migliorare l’aderenza terapeutica e nel ridurre il carico di comorbidità associato all’ipertensione resistente.
Si stima che in Italia circa 10 milioni di adulti, tra i 30 e i 79 anni, siano affetti da ipertensione.

La prevalenza è ancora più elevata nelle fasce di popolazione ad alto rischio cardiovascolare, dove la terapia farmacologica spesso non è sufficiente a ottenere un controllo ottimale della pressione arteriosa.
La denervazione renale si propone come un’opzione terapeutica complementare, in grado di offrire un beneficio clinico sostanziale in questi pazienti.
Infine, è cruciale ricordare che anche una modesta riduzione della pressione arteriosa (10 mmHg nella pressione sistolica) può avere un impatto notevole sulla prevenzione di eventi cardiovascolari devastanti, come infarto miocardico e ictus, riducendone il rischio tra il 20% e il 30%.

La denervazione renale, quindi, si inserisce in un approccio globale alla salute cardiovascolare, volto a migliorare la qualità di vita e a prolungare la sopravvivenza dei pazienti.

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