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Don Panizza e il Premio Iantorno: un faro per il Sud

Il Premio Don Giovanni Iantorno, giunto alla sua quattordicesima edizione, ha scelto di celebrare una figura emblematica dell’impegno civile e sociale nel Mezzogiorno: Don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità Progetto Sud.

La cerimonia di premiazione, intensamente sentita, si è svolta nell’aula consiliare del Comune di Sapri, incorniciata dalla rassegna “Frontiere Mediterranee”, un’occasione per riflettere sulle sfide e le opportunità che caratterizzano il Sud Italia.

Don Panizza, originario di Brescia ma profondamente radicato in Calabria da decenni, incarna un modello di pastorale sociale che trascende i confini geografici e ideologici.

Fin dal 1976, la sua comunità si è dedicata con dedizione all’accoglienza e al sostegno di persone vulnerabili: individui con disabilità, minori in difficoltà, migranti in cerca di rifugio e persone alle prese con la tossicodipendenza.

La sua opera non si limita all’assistenza materiale, ma si proietta in un’azione coraggiosa e profetica, denunciando apertamente le dinamiche criminali che affliggono il territorio.
La scelta di insediare la sede della comunità in un bene confiscato alla ‘ndrangheta, nel 2002, rappresenta un atto simbolico di riconquista dello spazio pubblico e di sfida a un potere radicato.

Il Premio Iantorno, sostenuto da un’ampia rete di istituzioni – il Comune di Sapri, la Camera di Commercio di Salerno, Fenailp e l’Associazione Terre del Bussento – onora la memoria di Don Giovanni Iantorno, figura di riferimento per il Golfo di Policastro, noto per la sua instancabile opera a favore della comunità e per aver guidato la mobilitazione popolare del 1979 a difesa dell’ospedale dell’Immacolata, un simbolo di sanità territoriale e di accesso alle cure.
“Questo premio,” ha sottolineato il sindaco di Sapri, Antonio Gentile, “è la nostra memoria, la nostra identità, la bussola che ci orienta verso un futuro di giustizia e solidarietà.
” Le figure di Don Giovanni Iantorno e Don Giacomo Panizza, dunque, emergono come esempi illuminanti, veri e propri fari per le nuove generazioni, capaci di ispirare un impegno civico autentico e di contrastare l’indifferenza.
Don Panizza, nel suo discorso di accettazione, ha espresso un profondo senso di affinità con la figura a cui è intitolato il premio: “Siamo simili.
Lui ha incarnato il messaggio evangelico, scegliendo di stare dalla parte degli ultimi, dei dimenticati.

È motivo di grande orgoglio sapere che una testimonianza così potente appartiene alla storia del nostro Sud.
” Questa somiglianza non è una coincidenza, ma il riflesso di una comune visione: una fede che si traduce in azione concreta, in una lotta incessante per la dignità umana e per la costruzione di una società più giusta e inclusiva.

Il riconoscimento rappresenta un monito a non dimenticare le radici, a coltivare la resilienza e a perseguire il cambiamento sociale con coraggio e speranza.

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