Con profondo rammarico, gli organizzatori del Festival Falafel e Democrazia esprimono il dissenso in seguito alla revoca del patrocinio da parte del Comune di Napoli.
Questa decisione, unitamente alla rinuncia di Maurizio De Giovanni, figura di spicco nel panorama culturale napoletano, rappresenta un ostacolo significativo per la prima edizione del festival, concepito come un ponte culturale tra le sponde del Mediterraneo.
La presenza annunciata di Ehud Olmert, ex Primo Ministro israeliano, aveva innescato un acceso dibattito, acuito dalle memorie di operazioni militari controverse come l’operazione Piombo Fuso, che ha lasciato un segno indelebile nella Striscia di Gaza.
La sensibilità di questa questione ha portato alla presa di posizione di esponenti politici come Rosario Andreozzi e all’opposizione da parte dei gruppi di maggioranza, culminando nella decisione del sindaco Manfredi di ritirare il sostegno comunale.
Gli ideatori del festival, tuttavia, ribadiscono con forza la finalità del dibattito.
L’invito a Olmert, affiancato dalla partecipazione in videoconferenza di Nasser Al-Kidwa, già Ministro degli Esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese – la cui assenza fisica è dovuta a motivi di salute – non mirava a offrire una piattaforma di celebrazione, bensì a favorire un confronto costruttivo e complesso.
Si tratta di voci che, pur provenendo da contesti spesso antagonistici, da anni si impegnano in un dialogo internazionale volto a promuovere la soluzione dei due popoli, due Stati, un percorso che li vedrà prossimamente impegnati anche alla Festa Nazionale dell’Unità a Reggio Emilia.
In un’epoca segnata da conflitti e polarizzazioni, il festival si propone come baluardo della speranza e della parola, spaziando oltre le narrazioni dominanti e offrendo una piattaforma per voci marginalizzate.
La scelta di Capodimonte, con la sua storia secolare e il suo inestimabile patrimonio artistico, simboleggia questa aspirazione a ricercare i ponti che uniscono l’umanità, piuttosto che alimentarne le divisioni.
Questo impegno è rafforzato dall’appoggio ricevuto da figure di rilievo come il Cardinale Matteo Maria Zuppi, la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e il Presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia Yassine Lafram, le cui parole risuonano come un faro nella tempesta della discordia.
Il festival resta aperto al dialogo, fiducioso nella possibilità di superare le barriere ideologiche e promuovere una comprensione reciproca tra culture diverse.