Napoli: Dialoghi a. Dialogo tra Fede e Istituzioni.

Nell’ambito dell’iniziativa “Dialoghi in Prefettura”, giunta al suo decimo ciclo di incontri, il Prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha promosso un confronto stimolante tra due figure emblematiche: lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, narratore acuto delle contraddizioni e delle stratificazioni sociali che caratterizzano la città, e Suor Maria Gloria Riva, biblista e critica d’arte, appartenente alla Congregazione delle Adoratrici Perpetue del SS.

Sacramento, custode di una profonda spiritualità e di una visione culturale radicata.

L’obiettivo era esplorare l’impatto della fede, intesa come sistema di valori e visione del mondo, nelle scelte individuali e, in particolare, in quelle di coloro che ricoprono ruoli di responsabilità istituzionale.

Il tema centrale del dialogo, “Il ruolo delle Istituzioni nel dialogo culturale – La fede nella città dell’uomo”, si è rivelato un terreno fertile per riflessioni che vanno oltre la semplice contrapposizione tra sfera religiosa e sfera laica.

Il Prefetto, in veste di moderatore, ha sottolineato come la complessità del contesto sociale contemporaneo richieda una capacità costante di ascolto attivo, di dialogo costruttivo e di profonda comprensione reciproca, elementi imprescindibili per la formulazione di decisioni eticamente fondate e socialmente responsabili.
L’attenzione si è focalizzata, inevitabilmente, su Napoli, città labirintica e multiforme.

Maurizio De Giovanni ha magistralmente descritto la peculiarità della sua identità urbana, caratterizzata da una straordinaria prossimità tra diverse classi sociali, un intreccio di appartenenze e un’assenza di barriere sociali nette che spesso contrassegnano altri contesti urbani.

La città, con la sua vibrante energia e le sue sfide quotidiane, si presenta come un microcosmo di umanità, dove il cielo azzurro, simbolo di speranza e trascendenza, contrasta con le ombre di una realtà spesso complessa.
Suor Maria Gloria Riva, con la sua profonda conoscenza della storia e della spiritualità napoletana, ha offerto una prospettiva complementare, evidenziando come la città sia riuscita a preservare la sua identità culturale, resistendo all’omologazione e all’appiattimento tipici del processo di globalizzazione.
Questa resilienza culturale, sostenuta da una fede radicata e da una tradizione secolare, rappresenta un patrimonio inestimabile, un baluardo contro l’erosione dei valori autentici.
Il confronto ha suggerito che la fede, lungi dall’essere un elemento divisivo, può costituire un potente collante sociale, un punto di riferimento etico per le istituzioni e un motore di sviluppo culturale.
La capacità di integrare la dimensione spirituale nella sfera pubblica, di promuovere il dialogo interreligioso e di valorizzare il patrimonio immateriale della città può contribuire a costruire una società più giusta, inclusiva e solidale, in grado di affrontare le sfide del futuro con coraggio e speranza.

L’esempio di Napoli, città di contraddizioni e di bellezza, può ispirare altre comunità a riscoprire il valore del dialogo, dell’ascolto e della fede come strumenti per costruire un mondo migliore.

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