La navigazione commerciale, pilastro dell’economia globale, è un ecosistema complesso dove la sicurezza e la conformità normativa costituiscono imperativi assoluti.
Un recente episodio, verificatosi nel porto di Napoli, ha messo a galla una situazione allarmante a bordo di una nave portarinfuse battente bandiera del Belize e con equipaggio russo, evidenziando lacune significative che hanno portato alla sua fermata da parte della Guardia Costiera.
L’ispezione, condotta a seguito di una valutazione di rischio elevato – procedura in linea con le linee guida dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima (EASA) – ha rivelato un quadro preoccupante.
Non si trattava di semplici annotazioni marginali, bensì di una serie concatenata di criticità che investivano aree cruciali per la sicurezza della navigazione e la tutela dell’ambiente marino.
Le condizioni igieniche a bordo erano al di sotto di ogni standard accettabile.
Le cabine dell’equipaggio, gli spazi comuni e le aree dedicate al tempo libero presentavano gravi carenze, aggravate dalla presenza di infestazioni di insetti, un chiaro indicatore di scarsa manutenzione e inefficienza nei protocolli di sanificazione.
La mensa e i locali di provvista, luoghi fondamentali per garantire la salute e il benessere dell’equipaggio, non erano risparmiati da questa trascuratezza.
Parallelamente, gli impianti di riscaldamento e ventilazione delle cabine, essenziali per il comfort e la salute dell’equipaggio, versavano in condizioni precarie, compromettendo la vivibilità e potenzialmente la capacità di operare in sicurezza in diverse condizioni climatiche.
L’assenza della certificazione professionale del cuoco di bordo, un requisito imprescindibile per garantire la sicurezza alimentare, aggiungeva un ulteriore tassello a questo quadro negativo.
Il cuore pulsante della nave, la sala macchine, non era immune dalle criticità.
Perdite consistenti provenienti dai generatori di bordo e dal motore principale, oltre a una serie di non conformità in materia di sicurezza marittima, sollevavano seri interrogativi sulla capacità della nave di operare in condizioni di sicurezza e prevenire rischi ambientali.
Le violazioni delle principali convenzioni internazionali, che regolano la salvaguardia della vita umana in mare e la prevenzione dell’inquinamento marino, rappresentano una grave trasgressione dei principi fondamentali che governano la navigazione commerciale.
La fermata della nave, disposta dal nucleo Port State Control, rientra in un’azione di contrasto del fenomeno delle navi “sub-standard”, ovvero quelle che operano al di sotto degli standard minimi di sicurezza e conformità.
Il Belize, in qualità di Stato di bandiera, assume ora la responsabilità diretta di coordinare le verifiche tecniche e documentali necessarie per risanare le criticità riscontrate.
La vicenda sottolinea l’importanza cruciale del Port State Control, uno strumento fondamentale per garantire che le navi che operano a livello internazionale rispettino gli standard minimi di sicurezza e protezione ambientale.
Solo a seguito di un’ispezione successiva, che confermi la piena conformità della nave, sarà autorizzata la ripresa della navigazione.
L’episodio funge da monito per tutti gli attori coinvolti nel settore marittimo: armatori, bandiere, Stati costieri e autorità di controllo, tutti chiamati a collaborare per garantire un ambiente marino sicuro e sostenibile.