Un nodo cruciale di diritto processuale e costituzionale si prospetta nell’ambito del maxiprocesso per le violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, con implicazioni potenzialmente dirompenti per la gestione dei processi complessi e l’equilibrio tra i poteri dello Stato.
La questione centrale verte sul trasferimento del giudice Claudia Picciotti, presidente del collegio della Corte d’Assise, e la sua sostituzione con Roberto Donatiello, un avvicendamento che ha suscitato un’aspra contestazione da parte della difesa dei 105 imputati.
L’intervento della Corte d’Appello di Napoli, che ha disposto il trasferimento, è percepito come un’ingerenza ingiustificata nel corretto svolgimento del dibattimento, avviato nel novembre 2022 e giunto a un punto delicato, in prossimità della fase conclusiva.
Questa decisione solleva interrogativi profondi sulla stabilità dei collegi giudicanti e sulla potenziale vulnerabilità dei processi di lunga durata a decisioni ad hoc, compromettendo l’imparzialità del giudizio e la continuità della trattazione.
La difesa, nella sua reazione, ha invocato una questione di legittimità costituzionale, sollevata dall’avvocato Giuseppe Stellato, legale di Gaetano Manganelli, ex comandante della polizia penitenziaria, figura chiave nel contesto delle violenze.
Questa mossa strategica mira a valutare se il provvedimento di trasferimento rispetti i principi costituzionali relativi all’indipendenza della magistratura, al diritto a un processo equo e al contraddittorio.
Un giudizio della Corte Costituzionale potrebbe ridefinire i limiti dell’esercizio del potere di assegnazione dei magistrati, stabilendo criteri più rigorosi per evitare interferenze che possano pregiudicare il corretto svolgimento dei processi.
L’udienza successiva, rinviata precedentemente a causa dello sciopero degli avvocati, si è svolta in un clima di forte tensione.
La presentazione di nuove istanze probatorie da parte dell’accusa, a questo punto del processo, rischia di prolungare ulteriormente un procedimento già gravido di complessità, alimentando il sospetto di una volontà di ostacolare l’attività difensiva.
La questione dell’accesso al provvedimento con cui è stato disposto il trasferimento di Donatiello, formalmente richiesta alla Corte d’Appello, rappresenta un’ulteriore linea di conflitto.
La possibilità di esaminare il ragionamento che ha motivato la decisione, potrebbe rivelare aspetti cruciali per valutare la legittimità dell’intervento e la sua coerenza con i principi del diritto processuale.
L’esito di questa richiesta, da valutare entro la fine dell’anno, potrebbe influenzare significativamente il percorso del processo e l’eventuale ricorso alla Corte Costituzionale.
La vicenda, al di là del singolo caso, si configura come un campanello d’allarme per l’intero sistema giudiziario italiano, ponendo interrogativi sulla necessità di rafforzare i meccanismi di tutela dell’imparzialità e dell’indipendenza dei magistrati, soprattutto nei processi di maggiore rilevanza pubblica.






