Un’ombra grave si è abbattuta sulla Scuola Medica Salernitana, coinvolgendo il professor Carmine Alfano, ordinario di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria e coordinatore della scuola di specializzazione in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica dell’Università degli Studi di Salerno.
Le accuse, di natura estremamente seria e con ripercussioni potenzialmente devastanti per l’istituzione, lo vedono sospeso dalle sue funzioni e interdetto dall’esercizio della professione medica per un anno, in seguito a un’indagine giudiziaria avviata nel 2024.
Le vicende, giunte alla luce grazie a una segnalazione interna all’università e poi approfondite dalla Procura di Salerno, dipingono un quadro inquietante di dinamiche di potere distorte e abusi sistematici all’interno del dipartimento.
Non si tratta di semplici disfunzioni amministrative, bensì di comportamenti preordinati che hanno generato un clima di terrore e sottomissione tra gli specializzandi.
L’inchiesta ha rivelato come il professor Alfano avrebbe esercitato una forma di sopraffazione psicologica prolungata, instaurando un rapporto basato sulla paura e l’intimidazione.
Si ipotizza che tali dinamiche abbiano contribuito a un ambiente lavorativo intriso di ansia e insicurezza, compromettendo il benessere psicologico dei giovani medici in formazione.
A questa accusa principale si aggiungono ulteriori capi d’imputazione che delineano un quadro di illeciti ancora più complessi.
In particolare, si contestano episodi di concussione, ovvero pressioni indebite esercitate sugli specializzandi, e di falso ideologico, presumibilmente legato alla manipolazione di documenti e dati relativi all’attività didattica e di ricerca.
La gravità della situazione è amplificata dall’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato, con la contestazione di interventi di chirurgia estetica privi di giustificazione clinica, effettuati con oneri a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Ciò solleva interrogativi sull’utilizzo improprio di risorse pubbliche e sulla compromissione dell’etica professionale.
Un altro aspetto cruciale riguarda la presunta gestione clientelare all’interno della scuola di specializzazione.
Secondo le indagini, il professore avrebbe favorito alcuni specializzandi, manipolando i criteri di valutazione e attribuendo loro meriti che non possedevano, al fine di assicurarsi la loro fedeltà e sfruttare il loro lavoro per avanzare la propria carriera scientifica.
In particolare, si ipotizza che Alfano abbia imposto i nomi di studenti favoriti in pubblicazioni scientifiche, attribuendo loro un contributo che in realtà non avevano fornito, compromettendo l’integrità della ricerca e danneggiando gli altri specializzandi.
Le accuse mosse al professor Alfano rappresentano un campanello d’allarme per l’intera comunità accademica, mettendo in discussione i valori fondamentali di equità, trasparenza e rispetto che dovrebbero ispirare l’attività di docenza e ricerca.
L’indagine è ancora in corso e si attendono ulteriori sviluppi per fare luce sulla verità dei fatti e accertare le responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, con l’obiettivo di ripristinare un clima di fiducia e legalità all’interno della Scuola Medica Salernitana.