La drammatica situazione del sovraffollamento carcerario in Campania, con quasi 7.600 detenuti per soli 5.497 posti disponibili, riflette una crisi nazionale che vede il sistema penitenziario italiano al collasso.
I dati, resi pubblici dal Garante per i diritti delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello, denunciano una realtà ben più complessa di una mera carenza strutturale: è una profonda falla nel sistema di giustizia, di riabilitazione e di reinserimento sociale.
A livello nazionale, la forbice tra detenuti (63.167) e posti disponibili (46.706) si amplia, alimentando un circolo vizioso di degrado e inefficacia.
L’analisi del Garante pone l’attenzione sulle fasce più vulnerabili della popolazione detenuta, i giovani adulti e i minorenni.
La presenza di 4.151 persone tra i 18 e i 24 anni dietro le sbarre, con una concentrazione significativa nelle carceri napoletane, solleva interrogativi urgenti sulla prevenzione della devianza giovanile, sulle alternative alla detenzione e sulla capacità del sistema di offrire un reale percorso di crescita e responsabilizzazione.
Le statistiche sui minorenni condannati, con un numero allarmante di casi di reati contro la persona, omicidio volontario, lesioni personali, violenza sessuale e stalking, evidenziano la necessità di interventi specifici, mirati a contrastare l’escalation della violenza minorile e a offrire percorsi di sostegno psicologico e sociale.
Il dato sui maltrattamenti in famiglia, con 742 minori condannati, e i 700 ingressi nei centri di prima accoglienza, sottolineano un problema sociale profondo, radicato in dinamiche familiari disfunzionali e povertà.
Ciambriello descrive il carcere come un “luogo di contraddizioni irrisolte”, un “contenitore di fragilità” dove si concentrano spesso individui marginalizzati e vittime di disuguaglianze sistemiche.
La perdita di funzione rieducativa, la crescente difficoltà di accesso a programmi di formazione e lavoro, e la spirale di recidiva testimoniano un fallimento del modello penitenziario attuale.
L’incremento degli ingressi e la diminuzione delle uscite, evidenziati dal Garante, segnalano un sistema di giustizia che non riesce a offrire una reale possibilità di reinserimento nella società.
Per affrontare questa emergenza, il Garante sollecita un intervento politico coraggioso e mirato.
La depenalizzazione dei reati minori, l’adozione di misure deflattive come l’indulto e l’amnistia, e la promozione di forme di liberazione anticipata, seguendo esempi come quelli implementati in passato, appaiono imprescindibili.
Tuttavia, è fondamentale che queste misure siano accompagnate da un ripensamento profondo del sistema penitenziario, che promuova alternative alla detenzione, investa in programmi di formazione e riabilitazione, e favorisca la collaborazione tra istituzioni, associazioni del terzo settore e comunità locali.
Solo attraverso un approccio globale e multidisciplinare sarà possibile trasformare il carcere da luogo di esclusione a strumento di reinserimento e di riscatto sociale.
L’obiettivo non è solo alleggerire il sovraffollamento, ma restituire dignità e speranza a chi ha commesso un errore, offrendo una reale opportunità di cambiamento e di futuro.