venerdì 12 Settembre 2025
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Sovraffollamento carcerario in Campania: una falla nel sistema giustizia.

La drammatica situazione del sovraffollamento carcerario in Campania, con quasi 7.600 detenuti per soli 5.497 posti disponibili, riflette una crisi nazionale che vede il sistema penitenziario italiano al collasso.

I dati, resi pubblici dal Garante per i diritti delle persone private della libertà personale, Samuele Ciambriello, denunciano una realtà ben più complessa di una mera carenza strutturale: è una profonda falla nel sistema di giustizia, di riabilitazione e di reinserimento sociale.
A livello nazionale, la forbice tra detenuti (63.167) e posti disponibili (46.706) si amplia, alimentando un circolo vizioso di degrado e inefficacia.

L’analisi del Garante pone l’attenzione sulle fasce più vulnerabili della popolazione detenuta, i giovani adulti e i minorenni.
La presenza di 4.151 persone tra i 18 e i 24 anni dietro le sbarre, con una concentrazione significativa nelle carceri napoletane, solleva interrogativi urgenti sulla prevenzione della devianza giovanile, sulle alternative alla detenzione e sulla capacità del sistema di offrire un reale percorso di crescita e responsabilizzazione.
Le statistiche sui minorenni condannati, con un numero allarmante di casi di reati contro la persona, omicidio volontario, lesioni personali, violenza sessuale e stalking, evidenziano la necessità di interventi specifici, mirati a contrastare l’escalation della violenza minorile e a offrire percorsi di sostegno psicologico e sociale.

Il dato sui maltrattamenti in famiglia, con 742 minori condannati, e i 700 ingressi nei centri di prima accoglienza, sottolineano un problema sociale profondo, radicato in dinamiche familiari disfunzionali e povertà.

Ciambriello descrive il carcere come un “luogo di contraddizioni irrisolte”, un “contenitore di fragilità” dove si concentrano spesso individui marginalizzati e vittime di disuguaglianze sistemiche.
La perdita di funzione rieducativa, la crescente difficoltà di accesso a programmi di formazione e lavoro, e la spirale di recidiva testimoniano un fallimento del modello penitenziario attuale.
L’incremento degli ingressi e la diminuzione delle uscite, evidenziati dal Garante, segnalano un sistema di giustizia che non riesce a offrire una reale possibilità di reinserimento nella società.
Per affrontare questa emergenza, il Garante sollecita un intervento politico coraggioso e mirato.

La depenalizzazione dei reati minori, l’adozione di misure deflattive come l’indulto e l’amnistia, e la promozione di forme di liberazione anticipata, seguendo esempi come quelli implementati in passato, appaiono imprescindibili.
Tuttavia, è fondamentale che queste misure siano accompagnate da un ripensamento profondo del sistema penitenziario, che promuova alternative alla detenzione, investa in programmi di formazione e riabilitazione, e favorisca la collaborazione tra istituzioni, associazioni del terzo settore e comunità locali.

Solo attraverso un approccio globale e multidisciplinare sarà possibile trasformare il carcere da luogo di esclusione a strumento di reinserimento e di riscatto sociale.
L’obiettivo non è solo alleggerire il sovraffollamento, ma restituire dignità e speranza a chi ha commesso un errore, offrendo una reale opportunità di cambiamento e di futuro.

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