martedì 30 Settembre 2025
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Transizione 5.0: Burocrazia e Incentivi, un’Opportunità Sprecata?

L’evoluzione del tessuto industriale italiano si gioca oggi su un terreno inedito, quello della sostenibilità integrale.
La decarbonizzazione dei processi produttivi non è più una scelta etica marginale, bensì un imperativo strategico che definisce la competitività del Paese, la sua autonomia energetica e la capacità di attrarre capitali esteri in un’economia globale sempre più sensibile alle tematiche ambientali, sociali e di governance (ESG).
Questa consapevolezza pervade il mondo imprenditoriale, che si muove in direzione di nuove tecnologie e modelli di business circolari.

Tuttavia, l’efficacia di questa transizione strutturale è strettamente legata all’adozione di politiche pubbliche adeguate e tempestive.

Antonio Visconti, presidente nazionale di Ficei, mette in luce le difficoltà incontrate dalle imprese nell’accesso agli strumenti di supporto governativi, in particolare il piano Transizione 5.0.
Pur rappresentando un’opportunità teorica di rilievo, l’implementazione pratica si rivela appesantita da procedure burocratiche complesse, ritardi procedurali e una mancanza di chiarezza che finisce per disincentivare l’innovazione.
Il confronto con il precedente programma Industria 4.0 è emblematico: la semplicità e l’immediatezza del credito d’imposta automatico di quest’ultimo favorivano una pianificazione aziendale più efficace e un flusso di investimenti più rapido.
Il fulcro della questione risiede proprio nella necessità di un meccanismo di incentivazione automatico.
L’incertezza generata da procedure opache, prenotazioni preliminari, verifiche tecniche e conferme a posteriori crea un clima di sfiducia che ostacola la capacità delle aziende di programmare interventi di efficientamento energetico e di adozione di tecnologie pulite.

Questo non solo frena l’innovazione, ma espone anche il sistema a rischi di evasione fiscale, in quanto le imprese potrebbero essere tentate di operare in ottica di breve termine, compromettendo la sostenibilità a lungo termine.
Visconti avverte il pericolo di una frattura nel sistema: le imprese più dinamiche e resilienti potrebbero proseguire autonomamente il percorso di transizione, mentre lo Stato, appesantito da procedure inefficienti, rischierebbe di perdere il contatto con le reali esigenze del mondo produttivo.

Serve un cambio di paradigma: regole chiare e trasparenti, incentivi premianti e controlli post-erogazione, che non precludano l’accesso al credito ma verifichino la conformità dei progetti una volta implementati.
Solo in questo modo si potrà trasformare la transizione energetica da un obiettivo aspirazionale a una priorità nazionale effettiva, liberando il potenziale di crescita e sviluppo sostenibile che essa racchiude.

La sfida è quella di creare un ecosistema industriale resiliente e competitivo, capace di rispondere alle sfide globali del futuro, garantendo al contempo la prosperità delle generazioni a venire.

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