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sabato 1 Novembre 2025

Addio James Senese: Napoli piange il Re del Jazz.

La Santa Maria dell’Arco, a Miano, si è fatta eco di un commiato corale, un’onda sonora tangibile fatta di applausiti e addii.
Il feretro di James Senese, figura imprescindibile del panorama musicale napoletano, ha lasciato la parrocchia cullato dalle note struggenti di “Chi tene ‘o mare”, un canto che sembrava incarnare la sua stessa anima.

Non solo un addio, ma un tributo, un riconoscimento di una vita dedicata all’arte e alla sua città.
La folla, compatta e commossa, ha eretto una barriera di affetto, un muro di riconoscenza verso un artista che ha saputo distillare l’essenza di Napoli in melodie uniche e inconfondibili.
“Sei la storia di questa città,” grida una voce nella folla, un’affermazione che ne riassume l’importanza.

James Senese non era semplicemente un musicista, ma un cronista sonoro, un interprete fedele delle gioie, dei dolori e delle contraddizioni che animano Napoli.
Accanto al feretro, una costellazione di figure iconiche del panorama musicale italiano.
Tullio De Piscopo, tra i primi a rendersi presente, lo definisce “immenso”, un giudizio condiviso da molti.

Tony Esposito, con evidente commozione, ricorda il suo costante bisogno di affetto, evidenziando come James, pur animato da un talento straordinario, abbia portato con sé le ferite di un’infanzia difficile.
La scelta dell’arte, sottolinea Esposito, fu una salvezza, un’alternativa alla strada della malavita, un percorso di redenzione attraverso la musica.

Quaranta anni di gavetta, di palcoscenici condivisi, di viaggi in pullman e notti in albergo, hanno forgiato un legame indissolubile tra James e i suoi compagni d’avventura.

Ricordi di giacche eleganti, di profumi inconfondibili, ma soprattutto del suo timbro inimitabile, un suono che definisce un’epoca e che difficilmente potrà essere replicato.

Ernesto Vitolo e numerosi altri colleghi si uniscono al corteo funebre, testimoniando il profondo impatto che James Senese ha avuto sulle loro vite e sulle loro carriere.
Nino D’Angelo lo descrive come un portavoce delle fasce più deboli della società, di coloro che sono stati privati dei diritti fondamentali.

Il suo suono, ribelle e carnale, era l’espressione di una realtà spesso ignorata, un grido di protesta celato in melodie coinvolgenti.

Enzo Avitabile evoca le complesse intersezioni tra le diverse correnti artistiche che hanno attraversato la carriera di James, mentre Ciccio Merolla lo eleva a maestro, non solo di musica, ma di vita.

Enzo Gragnaniello sottolinea come James abbia saputo proiettare la musica napoletana su palcoscenici internazionali, ampliandone i confini e arricchendone il lessico.

Eugenio Bennato rievoca con emozione l’indimenticabile concerto a Place de la Concorde a Parigi, un momento di gloria condivisa di fronte a una folla immensa.

La parrocchia è gremita di persone, un mosaico di volti provenienti da ogni angolo della città.
Sul feretro, un ritratto del musicista, sempre accompagnato dal suo fedele sax, simbolo della sua inconfondibile identità artistica.

La gente di Miano, il quartiere che non ha mai voluto abbandonare, si stringe al dolore della famiglia, testimoniando un legame profondo e radicato.

Oltre ai colleghi musicisti, numerosi attori e personalità del mondo dello spettacolo rendono omaggio a James Senese, da Lino Vairetti a Peppe Lanzetta, da Ciro Sciallo a Lucia Cassini.

Anche la politica e le istituzioni si uniscono al cordoglio, riconoscendo l’eredità culturale e umana di un artista che ha saputo incarnare l’anima multiculturale e vibrante di Napoli.

Per Roberto Fico, immaginare Napoli senza James è un’impresa ardua, mentre il sindaco Manfredi sottolinea come James rappresenti una delle più grandi forze e la vera anima della città.

La sua musica è il suono di Napoli, la sua voce l’eco di un popolo.

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