Il panorama culturale di Capri si arricchisce di un tassello di inestimabile valore con la definitiva acquisizione, in conto deposito, del sarcofago romano legato alla figura di Crispina Brutia, un evento che segna un punto di svolta nella gestione e fruizione del patrimonio isolano.
Questo manufatto, scolpito in marmo di pregevole fattura e databile al II secolo d.
C.
, testimonia un’epoca di grandi trasformazioni politiche e sociali nell’Impero Romano, un periodo segnato dalla dinastia antonina e, in particolare, dal regno controverso di Commodo.
Crispina Brutia, proveniente da una famiglia lucana di notabile rango, fu elevata al rango di imperatrice a diciotto anni, un matrimonio dinastico volto a consolidare il potere imperiale.
La sua vita, inizialmente fulgida e ricca di privilegi, fu tragicamente interrotta da accuse infondate di adulterio, circostanza che portò Commodo a relegarla a Capri, un esilio che durò fino alla sua morte nel 182 d.
C.
L’isola, allora come oggi, rappresentava un luogo di rifugio, ma anche di isolamento, un destino ironico per una donna che aveva incarnato il potere e la ricchezza di Roma.
La scoperta del sarcofago nel 1810, all’interno della chiesa di San Costanzo, scatenò immediatamente un’ondata di fascino e speculazione.
La presenza di un corredo funebre lussuoso, sebbene erroneamente identificato con Crispina in un’interpretazione ottocentesca, consolidò l’associazione tra il sarcofago e la figura dell’imperatrice, contribuendo a plasmare l’immaginario collettivo di Capri.
Il reperto, per oltre un secolo, trovò rifugio presso l’Hotel Grotte Bleue, un luogo emblematico del turismo d’élite, ma privo delle adeguate strutture per la sua conservazione e valorizzazione.
L’accordo con la famiglia Ruocco, custodi generazionali del sarcofago, rappresenta un gesto di straordinaria lungimiranza e responsabilità.
Questo accordo non è semplicemente un trasferimento di proprietà, ma un atto di fiducia nella capacità della comunità caprese e dell’Istituto Archeologico di preservare e interpretare un’eredità di tale importanza.
La disponibilità della famiglia Ruocco ha permesso di superare una situazione di precarietà e di garantire un futuro al sarcofago, permettendone l’accesso alla ricerca scientifica e al pubblico.
Il trasferimento al Museo Archeologico della Certosa di San Giacomo segna una nuova era per il reperto.
L’istituzione, con le sue strutture museali adeguate, offre le condizioni ideali per una valutazione conservativa approfondita e per l’integrazione del sarcofago in un percorso espositivo che contestualizzi la sua storia all’interno del panorama romano dell’epoca.
Questo percorso non si limiterà alla mera esposizione del manufatto, ma offrirà spunti di riflessione sulla vita di Crispina, sulle dinamiche del potere imperiale e sulla storia dell’isola di Capri.
L’iniziativa non solo valorizzerà un bene culturale di eccezionale rilevanza, ma stimolerà anche la ricerca, il turismo consapevole e la sensibilizzazione del pubblico verso il patrimonio storico e artistico dell’isola, rafforzando l’identità culturale caprese e il suo ruolo nel contesto mediterraneo.






