mercoledì 8 Ottobre 2025
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Elicantropo: Teatro, Resistenza e la Ferita di Gaza

Il tempo che viviamo, segnato da una soffocante assenza di significato, si configura come un terreno fertile per l’orrore, il cinismo e la dissoluzione dei valori fondamentali.

L’indifferenza, figlia di una tragica incapacità di riconoscere la tragedia stessa, genera una complicità silenziosa che corrode l’umanità.
In questo contesto, il teatro non può che porsi come atto di resistenza, un luogo di sguardo diretto e intransigente, un baluardo contro l’oblio.
La Stagione 2025-2026 del Teatro Elicantropo a Napoli si apre con una ferita aperta: il genocidio del popolo palestinese.

Un’indicibile sofferenza, incarnata simbolicamente nella tragedia di Gaza, che risuona come una nuova, lacerante espressione della “morte di Dio”, un abbandono crudele che si manifesta sui volti dei bambini e nella ripetuta brutalità delle azioni umane.
Il teatro si fa allora testimonianza, voce e coscienza collettiva, rifiutando di essere un semplice intrattenimento, ma abbracciando la responsabilità di illuminare le zone d’ombra.

Carlo Cerciello, fondatore e direttore artistico, sottolinea l’impegno pluridecennale del Teatro Elicantropo: un’istituzione che, da trent’anni, fonde arte, ricerca e formazione, creando uno spazio vitale per chi crede nella potenza trasformativa del palcoscenico.

Un ecosistema culturale che si arricchisce del Laboratorio Teatrale Permanente, guidato sempre da Cerciello, e del progetto “Studi Eduardiani”, frutto della collaborazione con la Fondazione Eduardo De Filippo, un percorso che conduce gli allievi a confrontarsi con il genio eduardiano in un dialogo fecondo tra tradizione e innovazione.
A ciò si aggiunge il Perfezionamento professionale per attori, completando un percorso formativo ampio e diversificato.
La stagione inaugurale, l’8 ottobre, ripropone “Scannasurice” di Enzo Moscato, interpretato da Imma Villa, un’opera che attinge alle radici profonde della cultura napoletana, evocando il mondo del “femminiello” dei Quartieri Spagnoli.

Un universo sospeso tra oscenità e poesia, un viaggio agli inferi della napoletanità che segna l’inizio dei festeggiamenti per il trentesimo anniversario del teatro.
A novembre, “Chisció e Panza” di e con Enzo Attanasio e Rosalba Di Girolamo, reinterpreta “Don Chisciotte” di Cervantes in chiave contemporanea.

Segue “Manuale di sopravvivenza sulla felicità” di Chiara Claudi, per poi concludere il mese con “Ginestre” di Elvira Buonocore, un’opera che affronta temi di marginalità e resilienza.

Il nuovo anno si apre con “Definisci Antigone”, riscrittura scenica di Cerciello con Imma Villa e altre interpreti.
L’allestimento dialoga con Sofocle, Brecht, Anouilh e, soprattutto, con le voci del popolo palestinese, creando una potente riflessione sul gesto politico e sulla responsabilità umana di fronte all’ingiustizia.

Il mese di marzo sarà dedicato alla celebrazione della storia del Teatro Elicantropo con “Buon Compleanno”, un’esplosione corale di parole, immagini e musica che ripercorre trent’anni di lotte, passioni e crescita.

La primavera offre un panorama variegato con “Lu cunto de li cunti” di Giambattista Basile, “Nostoi ‘O tturna” di Giovanni Piscitelli, che intreccia mito e quotidianità con ironia, e l’intensa interpretazione di Patrizia Eger in “Anna Cappelli” di Annibale Ruccello, arricchita dalla danza di Sabrina D’Aguanno.
La stagione si chiude con “Oltre la linea 2026”, una rassegna di danza contemporanea e altre arti che riunisce coreografi e compagnie di spicco, sotto la direzione artistica di Rosario Liguoro, siglando un percorso di ricerca e innovazione che continua a nutrire la fervida vita culturale del teatro.

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