L’esistenza, per Gino Cecchettin, si configura come un percorso indipendente dalle valutazioni esterne.
Consapevole dell’ineluttabilità delle pene come conseguenza della violazione del patto sociale che rappresenta la legge, egli le percepisce come un elemento esterno, distaccato dalla propria traiettoria personale.
Questa convinzione emerge nel contesto del Giffoni Film Festival, dove il padre di Giulia, tragicamente scomparsa nel 2023 e divenuta simbolo nella lotta contro la violenza di genere, condivide i progetti e gli obiettivi della Fondazione che porta il nome della figlia.
“La rabbia non produce risultati, la conoscenza è il fondamento di ogni progresso”, afferma Cecchettin, delineando una filosofia orientata verso l’educazione e la comprensione.
La Fondazione Cecchettin intende concentrare i propri sforzi e risorse sull’educazione emotiva e sull’affettività, convinto che queste discipline possano contribuire a un significativo miglioramento del tessuto sociale.
“Se Filippo avesse avuto l’opportunità di seguire un percorso di educazione emotiva, avrebbe probabilmente interiorizzato il rifiuto di Giulia, provando sofferenza, sì, ma anche comprendendo la continuità della vita,” spiega Cecchettin, sottolineando l’importanza di insegnare ai giovani che, anche nel dolore, esiste sempre una via d’uscita, un’alternativa, una speranza.
“L’educazione è come togliere la polvere da una finestra: rivela la luce che vi è celata.
“Cecchettin pone particolare enfasi sul ruolo del linguaggio come strumento educativo.
Il termine “patriarcato”, pur generando imbarazzo, descrive una realtà sociale ancora profondamente radicata, spesso invisibile a causa dell’abitudine o della percezione di essere un retaggio del passato.
In realtà, è una presenza costante nella cronaca quotidiana e, pertanto, richiede un’analisi e una discussione continue.
In questo senso, Cecchettin lancia una proposta innovativa ai giurati: la creazione di un blog che raccolga esempi concreti di espressioni sessiste, maschiliste e patriarcali, offrendo una documentazione tangibile per chiunque voglia comprenderne la portata.
“Utilizzate le vostre competenze digitali per realizzare questo progetto.
Iniziamo dal linguaggio, il veicolo di queste dinamiche.
“L’impegno della Fondazione si estende anche al miglioramento della sicurezza.
Cecchettin sottolinea la necessità di ulteriori investimenti in questo settore, auspicando un sostegno maggiore alle donne che decidono di denunciare, spesso esposte a rischi significativi.
Chiede inoltre di accelerare i tempi delle indagini e di prestare maggiore attenzione alle segnalazioni.
Per questo motivo, si prevede l’organizzazione di corsi di formazione specifici per le forze dell’ordine, al fine di sensibilizzare e fornire strumenti utili per affrontare le situazioni di violenza.
Riflettendo sulla propria reazione alla tragica perdita di Giulia, Cecchettin confessa di aver previsto che l’odio avrebbe causato più sofferenza a lui stesso che ad altri.
In un momento di profondo dolore, ha cercato di allontanarsi da questi sentimenti distruttivi, pur consapevole che il dolore sarebbe rimasto una compagna costante.
“La rabbia e l’ira, però, mi indebolirebbero, impedendomi di sostenere i miei figli.
“La capacità di trasformare il proprio dolore in azione positiva, in un impegno concreto a favore degli altri, commuove profondamente i giovani presenti a Giffoni.
“Ho provato un dolore insopportabile, una ferita profonda,” racconta Cecchettin.
L’immagine di un altro genitore che dovesse subire lo stesso tormento lo spinge a emulare l’altruismo che caratterizzava Giulia, un valore che, inizialmente, gli era estraneo.
L’eredità di Giulia, dunque, non è solo un ricordo doloroso, ma un impulso verso un futuro migliore, un futuro in cui l’educazione, la comprensione e l’empatia siano i pilastri di una società più giusta e sicura.