Il ricordo di Giulio Regeni, la sua perdita e la strenua ricerca della verità che ne è seguita, hanno permeato l’aria del Giffoni Film Festival.
Un incontro, più che una semplice apparizione, un appello diretto ai giovani, generazione portatrice di speranza e di potenziale cambiamento.
Claudio Regeni, accompagnato dalla moglie Paola Deffendi e dall’avvocata Alessandra Ballerini, ha tracciato un quadro lucido e commovente di un percorso irto di ostacoli, battute d’arresto e di una sofferta attesa di giustizia.
L’inizio, raccontano i genitori, fu un impatto brutale.
La scoperta dell’oltraggio subito da Giulio, un ricercatore brillante e dal cuore aperto, scatenò una reazione di profondo dolore e, paradossalmente, una forza inaspettata.
Lungi dall’immagine stereotipata del ricercatore austero e dedito ai libri, Giulio era un ragazzo capace di contagiare con la sua allegria e il suo spirito irriverente.
“Non ci si aspetta che un ricercatore faccia scherzi,” hanno ricordato i genitori, sottolineando la sua umanità e la sua vicinanza alle persone.
Il processo, dopo lunghi anni di incertezze, è finalmente in corso, e, nonostante la difficoltà del cammino, si intravedono spiragli di verità.
Ma la ricerca non si limita alla giustizia processuale; è un impegno più ampio per la tutela dei diritti umani, un faro acceso per tutte le vittime di violazioni simili.
Il caso Regeni si inserisce in un contesto più ampio, una catena di ingiustizie che coinvolge figure come Stefania Paci, Mimmo Rocchelli e Mattia Trentini, persone che hanno pagato con la loro libertà o la loro vita la loro ricerca della verità.
La battaglia dei Regeni ha generato un movimento di solidarietà straordinario, un’“onda gialla” che nasce dalla partecipazione attiva di cittadini comuni, animati dal desiderio di difendere i propri diritti e di sostenere la famiglia nella ricerca della verità.
Questa ondata di supporto non è solo un conforto morale, ma una forza propulsiva che alimenta la speranza e la determinazione.
L’avvocata Ballerini ha evidenziato una dinamica preoccupante: la subordinazione dei diritti umani a interessi economici e geopolitici.
Un’inversione di priorità che rende possibile la perpetrazione di tali violenze.
La sua argomentazione è chiara: la tutela dei diritti umani deve costituire il fondamento di qualsiasi azione politica, non una sua conseguenza.
Paola Regeni ha riassunto questa visione con forza: “Prima vengono i diritti umani, tutto il resto è superfluo”.
Il messaggio rivolto ai giovani è un invito all’impegno attivo, alla responsabilità civica, alla costruzione di un futuro in cui la dignità umana sia inviolabile e la ricerca della verità non sia ostacolata da compromessi e silenzi.
Il ricordo di Giulio, quindi, si trasforma in un monito e in una spinta all’azione, un invito a non dimenticare e a continuare a lottare per un mondo più giusto.