Sotto il cielo napoletano, incastonato nel cuore pulsante del Real Orto Botanico, si materializza un’occasione unica per interrogare il nostro sguardo: “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery, portato in scena dalla compagnia [Nome Compagnia/Regia] nell’ambito della rassegna Brividi d’Estate 2025.
Con Rosaria De Cicco, Nico Ciliberti e Sabrina Bruno in scena, le ambientazioni a cura di Giorgia Lauro e la regia di Annamaria Russo, lo spettacolo promette un viaggio introspettivo che scava nelle profondità dell’animo umano, smontando le costruzioni sociali e rivelando la bellezza nascosta.
La narrazione si dipana tra le mura di un lussuoso palazzo parigino, al civico 7 di rue de Grenelle, epicentro di un universo apparentemente scintillante, ma intrinsecamente vuoto.
Qui, Renée, la portinaia, si erge come un osservatorio discreto, un’anima colta celata dietro una maschera di conformismo, un’apparenza studiata per aderire al ruolo sociale.
Parallelamente, incontriamo Paloma, una bambina prodigio, figlia di un politico ottuso, che si maschera da studentessa mediocre per sfuggire a un mondo che non comprende.
Due figure marginali, apparentemente distanti, unite da un acuto senso di disagio e da una prospettiva disincantata sulla realtà circostante, destinate a incrociarsi grazie alla figura catalizzatrice di Monsieur Ozu, l’unico in grado di riconoscere la loro vera essenza.
Lo spettacolo non è una semplice rappresentazione teatrale, ma un’esplorazione filosofica, un’immersione in un microcosmo di privilegi e ipocrisia.
Attraverso i dialoghi, le riflessioni e le dissertazioni delle due protagoniste, lo spettatore è invitato a confrontarsi con la superficialità delle relazioni umane e con la pressione sociale che impone modelli di comportamento e di pensiero.
La narrazione si dipana come un labirinto di significati, un romanzo a strati in cui la ricchezza d’animo si contrappone alla povertà spirituale.
L’opera di Barbery, profondamente permeata dall’eredità pirandelliana, non si limita a smascherare le maschere sociali, ma indaga la natura stessa dell’amore in tutte le sue forme.
Dalla tenerezza filiale all’amicizia sincera, dall’amore romantico alla passione per l’arte, ogni sentimento si manifesta come un rifugio, un’ancora di salvezza in un mare di indifferenza e di giudizio.
Ma, come il riccio che si protegge con i suoi aculei, l’amore si svela solo a chi sa attendere, a chi ha la pazienza di superare le barriere iniziali, a chi sa guardare oltre le apparenze.
“L’eleganza del riccio” è un’ode alla resilienza, un inno alla capacità di trovare la bellezza anche nei momenti più bui.
È un invito a coltivare l’empatia, a riconoscere il valore intrinseco di ogni individuo, a celebrare le piccole gioie che illuminano il cammino.
È un’esperienza teatrale che stimola la riflessione, commuove il cuore e risveglia la speranza, lasciando lo spettatore arricchito e ispirato a guardare il mondo con occhi nuovi, più attenti e compassionevoli.
Un’occasione imperdibile per riscoprire la poesia che si cela dietro la facciata del quotidiano.