L’eredità di Lila, l’eco di una resilienza universale. Interpretare Lila nell’atto conclusivo de *L’amica geniale* di Elena Ferrante rappresenta per Irene Maiorino un’esperienza ancora vivida, un sentimento che continua a risuonare profondamente. Ma la sua importanza trascende la semplice interpretazione scenica: si rivela nell’incontro con spettatrici provenienti da culture lontane, donne messicane e indiane che hanno riconosciuto in quel personaggio un riflesso delle proprie radici, un’eco delle storie delle loro nonne. Questa risonanza, questa capacità di connettere esperienze individuali e collettive attraverso i confini geografici, definisce un’espansione animica del racconto, una sua capacità di trascendere i confini del territorio napoletano e di parlare a un’umanità diffusa.L’attrice, appena rientrata dagli Stati Uniti, dove ha partecipato a New York alla tavola rotonda “Essere Lila – Voci di donne tra ribellione e silenzio nel sud dell’Italia,” sottolinea come Lila sia molto più di un personaggio letterario. È un’incarnazione di libertà, un’entità sfuggente che appartiene tanto alla fantasia di Elena Ferrante quanto all’inconscio collettivo. “È un archetipo femminile,” afferma, “e questo la rende trasversale, capace di superare le barriere del tempo.” L’archetipo, in questo senso, non è una semplice formula, ma un punto di accesso a verità fondamentali sull’esperienza umana, in particolare sulla complessità e la forza dell’identità femminile.Attualmente impegnata sul set de *La Scuola*, una miniserie Netflix prodotta da Picomedia e diretta da Ivan Silvestrini, Irene Maiorino si confronta con una narrazione inedita. La serie, che esplora il percorso di otto giovani cadetti dell’accademia militare Nunziatella, si preannuncia come un’opportunità per avvicinare un pubblico giovane a tematiche importanti. L’attrice, nel ruolo di una vicecomandante, descrive la sfida di interpretare un personaggio che, pur operando all’interno di un ambiente strutturato e rigido come quello militare, incarna un profondo senso di umanità. “È un ruolo che mi permette di evitare i cliché,” spiega, “e di trasmettere valori che vanno oltre le regole delle accademie, valori che riguardano l’animo umano.” Il personaggio, in questa prospettiva, non è semplicemente un’autorità, ma un punto di riferimento etico, un esempio di disciplina interiore. La regia di Silvestrini, nota per la sua energia e la sua capacità di comunicare con i giovani, contribuisce a creare un ambiente di lavoro stimolante e a garantire che le tematiche affrontate siano presentate in modo accessibile e coinvolgente.Infine, senza svelare dettagli, Irene Maiorino accenna a nuovi progetti cinematografici e televisivi in fase di sviluppo, lasciando presagire un futuro ricco di sfide artistiche e di nuove interpretazioni. L’attrice, sempre sorridente, continua ad esplorare la complessità dell’animo umano, portando sullo schermo storie che risuonano con l’esperienza universale della resilienza e della ricerca di un’identità autentica.
Lila, eco universale: l’attrice Irene Maiorino tra resilienza e nuovi ruoli.
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