lunedì 4 Agosto 2025
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Pompei: la dieta degli antichi rivelata dall’analisi scientifica.

L’antica Pompei, tragicamente immortalata dalla furia del Vesuvio, offre un laboratorio eccezionale per ricostruire le dinamiche economiche e alimentari di una società romana del I secolo d.
C.

Un team di ricercatori, riunendo competenze interdisciplinari provenienti dal Laboratorio di Ricerche Applicate Annamaria Ciarallo del Parco Archeologico di Pompei, il Laboratorio DistaBiF dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli, l’Università La Sapienza di Roma e il Dipartimento di Archeologia dell’Università di York, sta conducendo un’indagine approfondita sulle risorse alimentari della città, pubblicata su *Scientific Reports*.
L’approccio metodologico si basa su analisi isotopiche avanzate del carbonio e dell’azoto, marcatori biochimici che forniscono informazioni preziose sulle abitudini alimentari degli antichi pompeiani.

Queste analisi, applicate a resti scheletrici umani e animali, permettono di tracciare l’origine delle risorse vegetali e animali consumate, svelando dettagli inediti sulle pratiche agricole, di allevamento e sulla gestione delle risorse naturali.
I risultati preliminari rivelano un quadro complesso e sfaccettato.

L’alimentazione dei suini, ad esempio, si è dimostrata caratterizzata da una variabilità notevole, suggerendo differenti tecniche di allevamento e possibili distinzioni sociali nell’accesso a determinate risorse.

Le analisi indicano inoltre differenze significative nelle pratiche di gestione di capre e pecore, probabilmente legate a specifiche esigenze di produzione, come latte, carne o lana.

Il consumo di cereali e legumi, pilastri fondamentali della dieta pompeiana, è stato quantificato e tracciato, fornendo indizi sulla diversità delle varietà coltivate e sui possibili scambi commerciali con altre regioni dell’Impero Romano.
Particolarmente interessante è la conferma, supportata da evidenze isotopiche, dell’importanza cruciale delle risorse marine nell’alimentazione della popolazione.
Le fonti letterarie, che ne attestavano l’utilizzo, trovano ora riscontro in dati scientifici, evidenziando uno sfruttamento intensivo delle coste e delle acque circostanti, con un consumo diversificato di pesci, molluschi e crostacei.

Questo studio sottolinea come la ricerca archeologica non si limiti all’estrazione di manufatti, ma continui a progredire grazie all’applicazione di nuove tecnologie e metodologie.
L’analisi di materiali già recuperati durante scavi precedenti, con strumenti più sofisticati, apre nuove prospettive interpretative e rivela dettagli che sarebbero rimasti inavvertiti in passato.

Come evidenzia il direttore del Parco Archeologico, Gabriel Zuchtriegel, l’estensione significativa delle aree ancora inesplorate di Pompei, pari a circa un terzo della città, racchiude un potenziale inesauribile di scoperte.

L’investimento continuo nella ricerca sui resti umani e sui materiali organici è strategico, poiché promette di svelare ulteriori segreti e di fornire un quadro sempre più completo della vita quotidiana, delle abitudini alimentari e delle dinamiche sociali dell’antica Pompei, contribuendo a una comprensione più profonda della cultura romana nel suo complesso.

La ricerca si prospetta dunque come un percorso continuo, guidato dall’innovazione tecnologica e dalla collaborazione interdisciplinare.

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