La rimozione dell’insegna “Jabil” dallo stabilimento di Marcianise (Caserta) segna la conclusione di un capitolo complesso, un epilogo doloroso per una comunità di lavoratori che ha sopportato quasi un decennio di incertezza e vertenze.
La cessione del sito e dei suoi 404 dipendenti alla Tme Assembly Engineering srl, dopo 24 anni di presenza in Italia, rappresenta un punto di svolta, un passaggio di testimone che lascia un senso di smarrimento e un amaro retrogusto di incompiuto.
Per i lavoratori, la notizia si è presentata come un brusco risveglio da una sorta di illusione collettiva.
Nonostante le ripetute difficoltà incontrate da Jabil negli anni, tra contrazioni di commesse e ridimensionamenti produttivi, la speranza di un futuro stabile sembrava sempre rimanere accesa, alimentata dalla convinzione che le istituzioni avrebbero trovato una soluzione per garantire la permanenza dell’azienda sul territorio.
La vicenda di Marcianise si inserisce in un contesto più ampio di delocalizzazioni e crisi industriali che hanno colpito il Sud Italia, con la partenza di importanti realtà come Indesit, Whirlpool ed Ericsson.
Tuttavia, a Marcianise, la percezione di una solida base industriale, sostenuta dalla presenza globale di Jabil e dalla sua forza lavoro di 200.000 dipendenti in tutto il mondo, aveva generato un senso di sicurezza che ora si rivela ingiustificato.
L’evoluzione degli ultimi mesi ha visto emergere una frattura all’interno della comunità lavorativa.
Alcuni dipendenti hanno criticato l’operato dei sindacati, in particolare quelli legati alle sigle confederali (Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm, Failms), accusandoli di aver tacitamente approvato la cessione dello stabilimento e dei lavoratori alla Tme, piuttosto che spingere per il mantenimento della multinazionale americana.
La Tme Assembly Engineering srl, una società nata alcuni anni fa a Portico di Caserta grazie all’iniziativa di Aniello Stellato, un ex dipendente Jabil, rappresenta ora il nuovo interlocutore.
L’ingresso previsto di Invitalia, la società controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, dovrebbe, in teoria, fornire una garanzia di stabilità e protezione per i lavoratori, scongiurando il rischio di ulteriori fallimenti nella riindustrializzazione del sito.
Questa partecipazione di Invitalia mira a prevenire le ripetute esperienze negative che hanno colpito i lavoratori Jabil negli anni, con licenziamenti e percorsi di reinserimento professionale che si sono rivelati disillusivi.
Il ricordo dei lavoratori licenziati da Orefice, quelli di Softlab in lotta per la certezza del lavoro, e di coloro che, disoccupati o con lavori precari, hanno dovuto reinventarsi, è ancora vivido.
Un’ombra lunga gettata sulla nuova fase, che spera di offrire un futuro più certo e dignitoso per i 404 lavoratori di Marcianise.