04 marzo 2024 – 13:13
Nonostante il numero di dipendenti pubbliche laureate di sesso femminile sia quasi il doppio rispetto a quello maschile, le donne occupano solo il 41% dei ruoli di maggiore prestigio e responsabilità nelle regioni, province e comuni italiani. Questo squilibrio, evidenziato da una ricerca condotta dal Centro Studi Enti Locali basata sui dati del conto annuale della Ragioneria generale dello Stato del 2021, sembra essere radicato nel tempo senza subire variazioni significative nel quinquennio 2016-2021.Nel passato, nonostante il 53% dei dipendenti degli enti territoriali fosse di sesso femminile (percentuale scesa al 50% nel 2021), i dirigenti erano principalmente uomini con una percentuale del 60%. Solo guardando indietro di cinque anni, nel 2011, si può notare un leggero cambiamento: nonostante le donne costituissero il 53% della forza lavoro, occupavano solo il 38% dei ruoli dirigenziali.Alcune regioni come l’Abruzzo, la Calabria, la Campania e il Molise si distinguono per avere una percentuale maggiore di dirigenti donna rispetto alla media nazionale. Ad esempio in Calabria le donne rappresentano il 33% dei dipendenti negli enti locali ma costituiscono il 45% delle figure dirigenziali. Le regioni con più dirigenti donna sono l’Abruzzo (48%), seguito da Molise e Valle d’Aosta (47%), Emilia Romagna (46%), Calabria, Campania e Liguria (45%) e altre ancora.In generale, sono necessari sforzi per ridurre questo divario di genere nelle istituzioni pubbliche locali e garantire una maggiore parità di opportunità tra uomini e donne nei ruoli decisionali.