Netanyahu: ‘Lasciate le armi, andate in esilio’ ma Hamas è il volto della Palestina

L’escalation militare tra Israele e Hamas sta raggiungendo un punto di non ritorno, con il premier israeliano Benyamyn Netanyahu che ribadisce la sua determinazione ad assicurare la sicurezza del suo paese, anche a costo di riprendere le operazioni di terra e i raid sul territorio palestinese. La decisione di Netanyahu di rompere la tregua stabilita due settimane prima, ha scatenato una serie di reazioni negative sia tra gli israeliani che tra i palestinesi, con molte voci che denunciano l’assurdità della situazione e l’impossibilità di risolvere il conflitto mediante la forza.Il dilemma etico che si pone è sempre lo stesso: come si può condurre una guerra “umanitaria” contro un popolo che non ha armi da difesa, né possibilità di arretrare senza danneggiare i propri mezzi di sussistenza e senza rinunciare al proprio diritto all’autodeterminazione? La risposta è sempre la stessa: l’inganno della “guerra giusta” che permette ai politici di giustificare le proprie scelte attraverso la legittimazione del “do ut des”, dove si invita il nemico a pagare un prezzo altissimo per una vittoria azzardata e non garantita.Netanyahu ha invitato i leader di Hamas ad andarsene a vivere in esilio, ma con l’implicita condizione che le milizie si disarmino. Questo richiamo alla “cacciata dei briganti” non può più essere accolto dagli osservatori internazionali poiché è ormai chiaro che Hamas rappresenta la voce della maggioranza palestinese e non un gruppo di ribelli isolati dal resto del popolo. Il tentativo di israeliani e americani di creare una leadership alternativa a Hamas fallisce miseramente perché, in primo luogo, è stato rifiutato da gran parte dell’opinione pubblica palestinese.Ma c’è un altro fattore che rende sempre più insostenibile la situazione. L’impossibilità per Israele di “vincere” il conflitto senza subire una disfatta interna, in termini sia politici che sociali. La presenza di milizie armate nella popolazione civile palestinese è un vero e proprio ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo di “pace e sicurezza” da parte del governo israeliano.Il problema è che, a causa della mancanza di una leadership palestinese credibile e riconosciuta dallo Stato di Israele e dagli Stati Uniti d’America, il conflitto non può essere risolto. La condanna dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) per la sua incapacità a rappresentare i diritti del popolo palestinese è diventata ormai unanime.La pressione militare su Hamas ha funzionato finché non ci si è resi conto che l’unico modo per raggiungere la pace nel medio oriente era proprio quello di ricominciare a parlare e ristabilire una leadership credibile.

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