L’eco di un coraggio silente: *Anita*, un’opera tra storia e memoriaLa 36ª edizione di Ravenna Festival si fa portavoce di un’indagine profonda, un’esplorazione del concetto di eroismo che trascende la mera forza fisica, abbracciando il coraggio di vivere e morire secondo i propri ideali. La suggestione ricca e universale contenuta nel motto donchisciottesco *Donde hay música no puede haber cosa mala* – Dove c’è musica, non può esserci cosa cattiva – vibra con particolare intensità nell’opera *Anita*, un’opera in un atto che, dopo la sua presentazione a Spoleto, trova la sua collocazione ideale nel cuore della Fattoria Guiccioli a Mandriole di Ravenna.Questo luogo, intriso di storia e memoria, custodisce la stanza in cui Anita, eroina del Risorgimento italiano, spirò il 4 agosto 1849, durante la sua fuga con Giuseppe Garibaldi. La Fattoria, oggi cascina-museo, si configura come un palcoscenico evocativo, capace di amplificare l’impatto emotivo dell’opera.*Anita*, composta da Gilberto Cappelli su libretto di Raffaella Sintoni e Andrea Cappelli, non narra una semplice biografia. Si tratta di un’immersione nel dramma umano di una donna straordinaria, un’esplorazione della sua anima tormentata e del suo amore appassionato per Garibaldi e per gli ideali di libertà. L’opera inizia *in medias res*, con un dettaglio cruento: una mano che affiora dal terreno, rivelando un corpo sepolto frettolosamente. Questo prologo macabro, un grido lacerante che squarcia il silenzio, introduce lo spettatore in un viaggio a ritroso, attraverso otto scene che ricostruiscono le tappe cruciali della vita di Anita e Garibaldi.Il percorso narrativo ripercorre il loro primo incontro, la drammatica battaglia di Curitaba, dove Anita crede di aver perso Garibaldi, la nascita del terzo figlio, il fallimento della Repubblica Romana e, infine, la fuga disperata e la morte prematura. Il coro finale, carico di pathos, suggella la tragedia e celebra la memoria di un’eroina dimenticata.Gilberto Cappelli, compositore e pittore, descrive la propria visione musicale come un “suono lacerante, ruvido, rauco, sporco, scuro e violento.” Questa estetica, apparentemente contraddittoria, convive con un’esigenza di espressività e poesia, creando una sintesi espressionista di straordinaria densità lirica. Un linguaggio musicale che riflette la brutalità della guerra, la fragilità umana e la potenza dell’amore.A interpretare Anita, la soprano Chiara Guerra, affiancata dal baritono Alberto Petricca nel ruolo di Garibaldi, sotto la direzione di Marco Angius, maestro specialista del repertorio contemporaneo. Un cast di interpreti di grande talento, chiamati a restituire al pubblico la forza e la bellezza di un’opera che celebra il coraggio di essere eroi, l’importanza della memoria e la potenza redentrice della musica. *Anita* non è solo un’opera lirica, ma un atto di memoria, un omaggio a una donna che ha saputo incarnare gli ideali di libertà e di giustizia.
Anita: Echi di coraggio tra storia e musica a Ravenna
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