martedì, 1 Luglio 2025
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Bruce Springsteen a Milano: un’ovazione tra storia e impegno.

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Un’onda di entusiasmo incontenibile ha travolto Milano, un’accoglienza calorosa che ha fatto vibrare le fondamenta dello Stadio San Siro, risuonando come un’apoteosi ben più intensa di un trionfo calcistico. Bruce Springsteen, il Boss, è tornato, e il pubblico milanese ha risposto con un’ovazione travolgente, culminata nell’esplosione collettiva di “No Surrender”, eseguita con la potenza e l’energia inconfondibili dell’E Street Band.L’ingresso di Springsteen, affiancato da Little Steven, rientrato in scena dopo un intervento per appendicite, ha segnato l’inizio di una serata carica di significato. L’esecuzione di un brano tratto da “Born in the USA”, album che ha segnato un’epoca, ha riportato alla mente il debutto di Springsteen allo stesso stadio, il 21 giugno 1985, un evento che, a distanza di quarant’anni, si ripete con la stessa intensità emotiva e la stessa passione travolgente.Questo concerto non è semplicemente uno spettacolo, ma un capitolo fondamentale del “The Earth, Hope, and Dreams Tour”, un viaggio artistico che esplora il ruolo cruciale della musica, del rock and roll, in un’epoca segnata da incertezze e sfide globali. Parole intense, pronunciate in inglese e proiettate in sottotitoli in italiano, hanno permeato l’aria: “L’America che amo,” ha dichiarato Springsteen, “un faro di speranza, sogni e libertà per due secoli, si trova oggi nelle mani di un’amministrazione corrotta, traditrice e profondamente inadeguata.”L’artista ha lanciato un appello appassionato e diretto al pubblico, un monito a difendere i valori democratici, a sollevare la propria voce contro ogni forma di autoritarismo, a far risuonare il canto della libertà. Questo messaggio, costante in tutte le tappe del tour, trascende i confini dello spettacolo, configurandosi come un atto di responsabilità civica, un invito all’azione per la salvaguardia dei diritti e delle libertà. La successiva esecuzione di “Land of Hope and Dreams” si è trasformata in un inno corale, un momento di profonda commozione collettiva, un’affermazione potente di speranza e resilienza di fronte alle avversità. La serata non è stata solo un concerto, ma un’esperienza condivisa, un atto di fede nel potere trasformativo della musica e nell’importanza di non rinunciare mai alla lotta per un mondo più giusto e libero.

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