L’Ischia Film Festival, cornice di un riconoscimento per “L’abbaglio”, ha offerto a Toni Servillo e Roberto Andò l’occasione per affrontare con lucidità la profonda crisi che attanaglia il cinema italiano. Lungi dall’essere un semplice rincaggio di polemiche o un susseguirsi di dimissioni – come quella recente del Direttore Generale Cinema e Audiovisivo del MIC, Nicola Borrelli – la situazione rivela una frattura più strutturale, un malessere che permea le fondamenta di un settore vitale per l’identità culturale del Paese.Servillo, con un’espressione di autentica perplessità, ha sottolineato come il dibattito pubblico sembri disorientato, oscurando le vere problematiche. Al di là delle apparenti manovre di riposizionamento, la priorità urgente è sbloccare il tax credit, un incentivo fondamentale per la produzione, e stipulare un contratto equo per i lavoratori dello spettacolo, un ecosistema professionale fragile e spesso precarizzato. L’industria cinematografica, con la sua capacità di proiettare un’immagine positiva e complessa dell’Italia nel mondo, merita una tutela ben più solida e un sostegno mirato.Andò, aggiungendo una nota costruttiva al quadro desolante, ha riproposto un’idea che, sebbene discussa e vagliata in passato, appare oggi più pertinente che mai: la creazione di un’Agenzia del Cinema. Questa istituzione, indipendente e dotata di competenze specifiche, potrebbe agire come un punto di riferimento stabile, in grado di gestire le risorse, promuovere la creatività e favorire la collaborazione tra i diversi attori del settore, mitigando le conseguenze di una gestione frammentata e spesso contraddittoria.La proposta di Andò non deve essere vista come una panacea, ma come un segnale di volontà di superare una situazione di stallo, un tentativo di riconnettere la politica culturale con le reali esigenze di chi produce e racconta storie. È necessario un ripensamento radicale del ruolo del cinema nell’economia e nella società italiana, un investimento strategico capace di preservare un patrimonio artistico e culturale di inestimabile valore, e di garantire il futuro di un settore che, nonostante le difficoltà, continua a brillare sulla scena internazionale. L’imperativo è quello di evitare un’emorragia di talenti e risorse, preservando l’integrità di un sistema che, se ben supportato, può continuare a generare opere d’arte capaci di emozionare, informare e connettere persone al di là dei confini geografici e culturali.
Crisi del cinema italiano: Servillo e Andò lanciano l’allarme a Ischia.
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