Il calcio moderno si trova a fronteggiare una crisi di sostenibilità, un paradosso che sacrifica la qualità del gioco sull’altare di un’espansione commerciale senza precedenti. Carlo Ancelotti, voce autorevole nel panorama calcistico mondiale, ha sollevato un campanello d’allarme durante l’evento “Passione in campo”, evidenziando come l’attuale sovraccarico di impegni stia erodendo le fondamenta stesse dello sport.Il problema non è semplicemente la quantità di partite, ma la loro densità e la loro distribuzione nel corso dell’anno. L’introduzione di formati inediti, come la nuova Champions League e il Mondiale per Club, irrompe nel periodo di riposo e rigenerazione dei giocatori, alterando i ritmi naturali e compromettendo la loro performance. Questa compressione temporale non solo incrementa esponenzialmente il rischio di infortuni, spesso legati a sovraccarichi muscolari e a una preparazione atletica inadeguata, ma incide direttamente sulla qualità dello spettacolo offerto al pubblico.L’intensità del gioco contemporaneo è innegabilmente aumentata rispetto al passato. I dati parlano chiaro: un calciatore moderno effettua un numero significativamente maggiore di scatti e accelerazioni durante una partita, un parametro che riflette una maggiore richiesta fisica e metabolica. Ma questa intensità, priva di adeguati margini di recupero, si traduce in una diminuzione della capacità dei giocatori di esprimere al meglio le proprie abilità tecniche e tattiche, impoverendo lo spettacolo in campo.Ancelotti sottolinea anche le ripercussioni sul lavoro degli allenatori. La preparazione delle partite, un tempo basata sull’osservazione diretta e sull’adattamento sul campo, si riduce sempre più all’analisi di video e statistiche. Questo impoverimento della pratica sul campo ostacola la sperimentazione tattica e limita la capacità di reagire in tempo reale alle dinamiche di gioco.Per mitigare questo stress crescente, Ancelotti propone soluzioni pragmatiche, come la concessione di un giorno di riposo ai giocatori, preferendo il recupero attivo, fatto di relax e tempo in famiglia, rispetto a sessioni di allenamento a bassa intensità che spesso si rivelano controproducenti.La critica più amara di Ancelotti, tuttavia, è rivolta agli organi di governo del calcio mondiale: FIFA, UEFA, leghe nazionali e federazioni. Questi enti, mossi da logiche commerciali e di espansione, prendono decisioni unilaterali che ignorano le esigenze dei giocatori e degli allenatori, i veri protagonisti del gioco. La mancanza di un approccio coordinato e sostenibile rischia di trasformare il calcio da sport in spettacolo di massa in un’industria sempre più fragile e insostenibile. La soluzione, come spesso accade, risiede nella capacità di mettere da parte gli interessi economici a breve termine per garantire la salute dei giocatori, la qualità del gioco e il futuro stesso del calcio.